giovedì 17 marzo 2011

Per l'unità d'Italia

 - Una patria, a cui sia limite il polo,
una famiglia, a cui sia fede il vero. -

Da « L'Atlantide »
(1894) (da notare la lungimiranza del poeta)

Non più Dei, non più re! ferree chimere
artigliatrici dell’uman cervello,
che d’ombre inebbriato hanno il pensiero
e fatto della terra il cielo avello:
colpa la verità, scherno il sapere,
croce l’onor, la libertà flagello.
Il genio e la virtù pena infinita,
merito la viltà, strazio la vita.
-
Servi non più, non più signori! Eguali
tutti! Qual sole che consola il mondo,
Giustizia e Libertà sopra i mortali
verseranno un fulgore ampio e giocondo:
e sradicando le miserie e i mali
di cui solo finora è il suol fecondo,
germogliare faranno e al ciel vicino
sorgere della Pace il fior divino.
-
Patrie non più! Non più biechi e selvaggi
termini a cui l’umana onda si spezza,
per cui depone Amore i dolci raggi,
e stolta vanità gli odi accarezza;
per cui l’Odio è virtù, studio gli oltraggi,
l’omicida furor nobile ebbrezza,
arte sublime e glorioso vanto
spremer di sangue un fiume, un mar di pianto!
-
Ma una patria, una legge, un popol solo,
che nell’opre del braccio e del pensiero
sempre più sorga a luminoso volo
e incalzi sempre più l’arduo mistero:
una patria cui sia limite il polo,
una famiglia a cui sia fede il Vero,
un amor che confonda entro se stesso
gli esseri tutti in un fraterno amplesso.
-
Di rei computi padre e di sospetti
non più costringa i cori avido Imene,
perché preda al fastidio indi li getti
di pregiudizj carchi e di catene:
indi covata in trafficati letti
un’egra stirpe tralignando viene,
che smaniosa nel suo ferreo dritto
dal tedio e dall’error giunge al delitto.
-
Spieghi libero Amor l’ali fiammanti,
e ravvivi la terra al par del sole,
sì che dal bacio di due cori amanti
rigogliosa e gentil sorga la prole.
O forte Amor, co’tuoi moniti santi
suscita la civil torpida mole;
abbia dal regno tuo vario e fecondo
vita novella ed equa legge il mondo!
-
Non più colpe e delitti! orrido gregge
che dell’error le ortiche ispide bruca,
cui non torvo rigor frena e corregge
fra ceppi infami in sotterranea buca,
ma paurosa iniquità di legge,
ma fame orrenda a fatti orrendi educa,
finché largo di oneste opre e di pane
non redima l’Amor l’anime umane!
-
Come un sogno d’amante e di poeta
allor sorriderà l’ampia Natura,
la terra allor sarà fertile e lieta,
libera qual pensier, qual foco pura,
madre che tutti nutre e tutti allieta,
che l’opra alla mercè libra e misura,
provvida madre che i sudati frutti
porge benigna ed ugualmente a tutti.
                                                                              Mario Rapisardi


Vous ètes un prècurseur…….(V. Hugo)

Vedi anche:

venerdì 4 marzo 2011

L'Europa e il suo male eterno - Africa orrenda e il colonialismo

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Quanto di te mi dolgo,
Italia miserella
Che sparuta e digiuna a lor ti accodi,
E degli empi banchetti,
D'uman sangue fumanti,
I tristi avanzi tollerante aspetti.
Misera ! Non così correano il mondo
I tuoi figliuoli industri,
Non gl'innocenti popoli
Insidiando e sterminando a gara,
L'opre, il vessillo, il nome
Rendean di Flora e di Venezia illustri !
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Vedi qui

‎- Per l'impresa Libica. 1911 - Mentre il Verga e il De Roberto combattevano la depressione e Capuana scriveva di favole e spiritismo, la “forza” del Rapisardi si udiva ancora, anche dal letto di morte.

"Se nelle tristi condizioni della mia salute potessi pensare a scrivere versi, io protesterei con tutto ciò che vi è ancora di vivo nell’anima mia contro le prepotenze della guerra, abbominevoli tutte sotto tutte le forme, tranne quelle combattute dai popoli per l’ acquisto e la difesa della propria libertà.  Protestano in ogni modo e protesteranno da tutte le viscere del mondo."

Note - Queste parole furono dettate dal Rapisardi, già presso a morire , ad Amelia Poniatowski Sabèrnich, quando più fiera imperversava l’ impresa libica.


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Ai giustizieri della Cina, in « Vita internazionale » 1901, di Mario Rapisardi









* Pagine di "Nuove foglie sparse"