(tratto da Caritas strenna per gl'inondati 1882.83)
RONDO'
Precipita, o sole, precipita,
Raggiante tra folgori d'or:
La notte si dorme, si oblia, si fantastica,
E intero ne' sogni sprofondasi il cor.
Precipita, o notte, precipita,
O corso stellato del ciel :
Eterne son l'ore che il tarlo ci numera
D'un vigile tedio, d'un'ansia crudel.
Precipita' dunque, precipita
O tempo si lento per me !
Ahi lungi dagli òcchi, dagli occhi suoi d'aquila,
Più stella non ride, più sole non c'è!
Giovanni Marradi.
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Le bianche membra tue, le tue fiorenti
Membra, desìo de' miei sensi codardi,
Quando t'abbraccio, divengon serpenti
Ignei serpenti, onde m'attorci e m'ardi:
Scoccan fischiando da' tuoi nivei denti
Suoni che paion voci e pur son dardi,
Saettan gli occhi tuoi lampi non sguardi,
Fiamme non baci da le labbra avventi.
Mi divincolo invan, misero, in tali
Strette; ma pigra lambendo mi strugge
La serpentina fiamma, e tra mortali
Spasimi il sangue e l'anima mi sugge.
Se 'l vede Amor, vigliacco, e, non che l'ali
Darmi a la fuga, a me si avvinghia, e rugge.
Mario Rapisardi
Di Vincenzo Giordano Zocchi
O giovani, "Vincenzo Giordano-Zocchi era giovine candido e fremente come voi, ed egli, scrivendo le sue Memorie di un Ebete, guardava confidente l'avvenire, perchè lo vedeva pregno di tempeste e di vendette. Ma l'avvenire siete voi, o fervidi e valorosi giovani, e voi farete giustizia al nostro caro e grande estinto.
Giordano-Zocchì è morto da tempo, oramai; è morto, si può dire, sulla breccia, protestando contro l'alta e bassa' canaglia che fa siepe : agl' ingegni, soffocando in loro la grande patria. Le basse invidiuzze, i silenzi patteggiati, l'indifferenza e l'ingiustizia ufficiali se poterono strappare e disfare anco la trama delicata della sua travagliata esistenza, non riescirono a schiacciare con la pietra della fossa il suo nome, il quale oggi è più vivo di prima: i tratti simpatici, caratteristici, luminosi del suo ingegno, del suo nobile spirito ed originale, voi, o giovani, li troverete in gran parte in questo prezioso volume (1), che io offro alla giovinezza dell'anima vostra.
E voi le accoglierete queste pagine, queste fibre del cuore del vostro compagno d'armi ; ed il vostro culto, il vostro amore, giustizia postuma verso il mio povero amico, saranno la sua più alta vendetta.
Sia clemenza o giustizia della vita e della storia, è cèrto che i congiurati silenzi, le frecce velenose ed acute degli emuli, innanzi a una pietra sepolcrale, si spuntano; e il nome della vittima, circonfuso di poetica aureola, balza su con la terribilità di un'idea, sgomento de' lepidi carnefici in sessantaquattresimo, che a colpi di penna non seppero e poterono spegnerlo, amore, benedizione, bandiera di coloro, che questo tempo chiameranno antico.
Questa convinzione è, di per sé, la forza de' grandi caratteri, degli ingegni veramente superiori e solitari come Giordano-Zocchi.
Anch'egli, nell'intimo presentimento che l'idea, a furia di sconfìtte e catastrofi, sempre più s'individua, specifica e generalizza — onde la eternità del pensiero — trovò, come i pochi suoi pari, l'eroismo del sacrificio, la devozione e l'amore dell'ideale che lo signoreggiava, dell'ideale bello in sè e per sè, indipendentemente dal basso utilitarismo e de' fischi e de' plausi, effimeri spesso, sospetti sempre, de' contemporanei, nella maggior parte opportunisti, calcolatori, fraudolenti, partigiani guerci e fegatosi.
(1) Il volume a cui allude, sarà messo in vendita quanto prima, ed ha per titolo: Saggi d'arte.
curioso romanzo filosofico-autobiografico, improntato ad amari accenti di pessimismo, pubblicato per la prima volta, postumo, nel 1877 (l'autore si era spento di malaria poco tempo prima). Vincenzo Giordano Zocchi (Napoli, 1842-ivi, 1877) fu scrittore e giornalista affine agli Scapigliati, nonché professore di filosofia nel Liceo di Catanzaro. Collaboratore di numerosi quotidiani e periodici, è oggi noto soprattutto per il presente libro. Cfr. Giuseppe Aurelio Costanzo, Vincenzo Giordano Zocchi, Napoli, 1883.
ANTIFONA
Dixit dominus • • •
Disse il Signore al servo suo cosi: .
— Pecca l'uom giusto sette volte al dì.
— La donna giusta quante può fallire?
Questo il Signor non ce lo seppe dire.
Jorik