Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo
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venerdì 25 novembre 2011

IL COMPARATICO IN SICILIA di Giuseppe Pitré - 1882


IL COMPARATICO IN SICILIA di Giuseppe Pitré 
(tratto da Caritas strenna per gl'inondati 1882.83)



Auspice e protettore S. Giovanni Battista, il Comparatico è in Sicilia, presso il popolino, la parentela più considerevole e più stimata: tanto che allo spesso non la cede alla parentela di sangue. Dire S. Giovanni è come dire compare, e quando si giara sul santo, si fa un giuramento che non dà luogo a dubitare di nulla. Il compare vuol bene al compare come a fratello, e alla comare come a sorella, ma sorella con la quale non debba entrare in troppa familiarità, se non vuoisi fare onta a S. Giovanni. Il figlioccio poi amasi come figliuolo proprio, ed è comune l'adagio: Amuri di parrinu (padrino), amuri finu.
La santità del comparatico va al di là di qualunque supposizione, e guai a chi con atti o parole, od anche con pensieri, l'offenda! Esso è specchio tersissimo, cui il più lieve alito appanna, è fiore delicato, cui un toccamento poco delicato fa subito avvizzire. S. Giovanni ne è geloso, e lo vuol serbato puro come l'anima sua. S. Giovanni è dilicatu, dice il proverbio; ed anche: S. Giovanni'un voli 'nganni
Leggende in verso e in prosa celebrano sotto questo aspetto il comparatico, e basta ricordare I compari del Còmiso, La Comare, e, meglio, Il marinaro di Capo Feto, dove il Santo punì in modo terribile un compare ed una comare, che violarono il primo de' sagramenti; onde la credenza antichissima che amendue giacciano tuttavia, dopo secoli e secoli, sotto un enorme masso del Capo Feto presso Castellamare (Prov. di Trapani), mandando un fetore d'inferno. Leggende simili corrono in Cianciana, Resuttano, Marsala, Polizzi, Cefalù, ecc.
Una serie di pratiche e di massime regolano la condotta de' compari tra loro. Per dirne una: essi non si danno mai del tu; e su questo non si fa eccezione neanche tra consaguinei; perchè, se una donna (parlo sempre del popolino) tiene al battesimo il neonato d'una sua sorella o d'un suo fratello, cessa in loro il tu e comincia il voi col vocativo di cumpari o cummari. Litigi tra essi non nascono o finiscono in sul nascere, altrimenti si reca offesa al santo, il cui intervento è immancabile. La vanedda (vicolo) di lu 'nfernu, nell'antica Contea di Modica (prov. di Siracusa), nella sua origine richiama ad uno di questi scandalosi battibecchi.
Se poi sventura vuole, che un malinteso dia luogo ad uno screzio, ad una rottura, allora chi si tiene 'dal lato della ragione, se ne richiama, come a giudice imparziale, al santo esclamando: S. Giuvanni mi nn'ha via pagarti! (S. Giovanni me ne ha da dar ragione). Ma questi casi, per onore del comparatico siciliano, son rari come le mosche bianche, e quando una rottura è inevitabile, si leva di mezzo il santo per non farlo spettatore di tali scandali.
E qui una considerazione d'ordine morale, che può far molta luce sulla vita domestica d'una certa classe del nostro popolo.
Posto che S. Giovanni rappresenta il comparatico, ed un'offesa fatta ad un compare è offesa fatta a lui, nel cui nome si contraggono i legami più sacri, è facile il supporre quale influenza debba il comparatico esercitare sulla nostra gente minuta. Tra persone temibili per indole rissosa e vendicativa, alle quali sieno norme di condotta i principi più brutti della mafia, il comparatico è un gran bene ed anche un gran male. 
Supponiamo che tra uomini de' bassi fondi sociali nascano parole; dalle parole si viene presto a' fatti, e il sàngue non potrà mancare. Chi vuole evitare un danno, ci metta di mezzo S. Giovanni : un comparatico da contrarsi col battesimo del primo bambino che nascerà all'uno o all'altro de' due nemici. Basta la parola, perché tutto ceda sotto lu S. Giuvanni nnuminatu. 
Da questo giorno, i due potenti avversari, che altrimenti si scannerebbero come cani, diventano amici sfegatati, depositari l'uno della fede dell'altro.
Ma che diremo quando questa parentela spirituale venga contratta o impegnata tra persone che avran da fare col criminale?
Il comparatico impone cieca fiducia, fedeltà a tutta pruova, silenzio scrupolosissimo su uomini e cose. Provatevi a far parlare, a far testimoniare una persona di queste in una istruttoria, in un dibattimento criminale; non riuscirete a cavarne nulla. I compari tacciono, e per l'amore o per dovere o per convinzione; senza riserve, senza esitazione si aiutano l'un l'altro, si mettono a qualunque sbaraglio, disposti a subire tutti i rigori della legge, pur di serbare il più stretto silenzio su ciò che sanno e su ciò che potrebbero sapere o far sapere. 
Le cronache giudiziarie siciliane ci attestano tuttodì che uno de' maggiori ostacoli al facile corso della Giustizia è questa specie di dovere offensivo e difensivo che si crede imposto dal S. Giovanni (comparatico), e che, poche eccezioni fatte, non venne mai violato da nessuno, il quale corona i sagrjfizi voluti dal comparatico.
Qui gioverebbe vedere quali pratiche sieno in uso nel contrarre un comparatico, ma ciò farebbe troppo lungo questo non breve cenno destinato a pubblica e pietosa onera di beneficenza.  - G. Pitrè