Alfio Belluso (Augusta, 1855 – Catania, 1903) è stato un poeta e scrittore
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"Signori, chi dei poeti nostri amò e cantò così la Sicilia ? Il Belluso senza esagerazione dopo Lionardo Vigo che da erudito poeta scrutò ogni angolo dell'Isola, è il più siciliano dei nostri minori poeti, e sarebbe per questo lato il più vicino al Meli, se della vita e della natura campestre siciliana egli cogliesse le forme e gli spiriti con più immediato e più vario sentimento di arte, e troppe volte non si dilettasse di cogliere suoni e colori che dileguano e sfumano..." N. Vaccalluzzo
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Scena illustrata 1.4.1899
Una povera Bara
Nell' umida invernal grigia mattina,
Era più triste 'l monastero : fuori
Usciva dalla bassa porticina
Una povera bara senza fiori.
L' avean seguita fino all' uscio, in muto
Raccoglimento, le compagne, e quando
Diero alla salma l'ultimo saluto,
Qualcuna si ritrasse singhiozzando.
Poi rientraron tutte entro la cella,
E pregaron per lei che se n'andava,
Sola, cosi come una poverella,
E ancor nell'ombra e nell' oblio tornava.
L'avean composta colle bianche mani
Nella cassa... Com'era anch'ella bianca!
Mirato non avean sguardi profani
Quella sua faccia rassegnata e stanca.
E se n' andava e trascorrea da morta
La via lucente che ignorò da viva ;
Ma il dolce sol non c' era, e stretta e corta
Era la via... — Presto laggiù s'arriva,
O buona, e quando l'ultima palata
Di terra t' han gittato, e del compianto
Appena la dolente ora è passata
Di te non pensa chi t' amava tanto ! —
Forse la vita sua fu come un sogno
Tranquillo, senz'ardori e senza brame,
E non sentì la mite alma bisogno
D' espandersi o di stringere un legame.
E tanti anni passar lenti e quieti
Fra le preci, e gli uffici umili e casti,
Sempre il silenzio pio delle pareti,
E mai le lotte torbide e i contrasti.
Ardea la debol vita, come 'l fioco
Lume della candela sull'altare,
E così, come cera, a poco a poco
Si vedea quella vita consumare.
E 'l trepidante vol del suo pensiero
Verso Dio, verso il ciel correa perduto...
Oh questo mondo e questo atro mistero
Meglio ch' ella non l'abbia conosciuto !
Commemorazione fatta a cura del Municipio nel Teatro comunale di Augusta il giorno 8 Maggio 1904 dal prof. Nunzio Vaccalluzzo
"....Alfio Belluso, del quale , o Signori, voi avete voluto dare a me l'onore di parlarvi. E di tale onore io vi ringrazio dal profondo del cuore, non perché per speciali meriti io mi creda idoneo a ciò, ma perché di calda e sincera amicizia io fui legato ad A. Belluso, e mi è però dolce immaginare che all'amico mio, se di là della morte giunge voce di quaggiù, non sarà discaro il sapermi commemoratore della vita e dell'opera. Vita ed opera modesta, o Signori; senza nè ambizioni nè pretenzioni. Ma, se è vero che noi italiani siamo troppo seri e furbi per esser poeti, Alfio Belluso fu poeta vero, perché fu un ingenuo e un idealista nella vita e nell'arte. E fu un autodidatta, perché studi non ebbe, di nessun genere; e non ebbe nè lauree nè diplomi; e la mente agile e sveglia venne nutrendo di letture moderne, così come gli venivano alla mano, nei ritagli di tempo che il modestissimo ufficio gli permetteva (segretario alla provincia di CT)...."
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Scena illustrata 15.9.1899
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Opere
- Primi versi - Tip. di G. Pastore, 1875
- Ultimi - ed. Niccolo Giannotta, 1882
- Sursum corda - N. Zanichelli, 1886
- Uomo: Canti - Niccolò Giannotta Edit.1896
- In solitudine: [versi] - Niccolò Giannotta Edit.1889
- Raggi e ombre: versi - N. Giannotta, 1892
- Sicilia: sonetti, ed N. Giannotta, 1894
- Uomo: canti - ed N. Giannotta, 1896
- Cerere - N. Giannotta, 1899
- Piccola morta: versi - N. Giannotta, 1901
Romanze [parziale]
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A' pie' dell'Etna
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Sursum corda, Zanichelli, 1886. "Immagini sinistre, odori mefitici, atmosfera nauseabonda, suoni lamentosi: sulle macabre ritualità cattoliche aveva speso versi celebri già Ugo Foscolo nei Sepolcri (1806). Qui, con più modeste pretese, a Belluso interessa solo fuggire verso il sole e la vita. Cioè, il più possibile lontano dalle chiese."
In una chiesa
* Pagine scritte per wikipedia e wikisource
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Sembra un altare il monte,
Sembra un altar l'oriente,
Del ciel fiammante e terso,
Ovunque guarda e penetra,
Gl'increspamenti argentei,
Dona egli al mar, co'grandi
Fulgori il mare abbraccia.
Germe, che mai non muore,
L'aurora ed il crepuscolo.
Che si disfrena e irrompe
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Scrutare del tuo splendore.