ISCHIA
ED I RECENTI TERREMOTI
SU questo argomento di attualità per
noi è richiamata oggi l'attenzione generale della grande famiglia
Italiana per soccorrere i fratelli miseramente colpiti.
CASAMICCIOLA
QUANDO giunse la notizia del disastro che aveva colpito Ischia mi parve di rivedere l'isoletta, quale mi era sfilata dinanzi agli occhi attraverso gli alberi del battello a vapore, in una bella sera d'autunno.
La mensa era ancora apparecchiata sul ponte, e gli ultimi raggi del sole indoravano il marsala nei bicchieri. Dei viaggiatori alcuni s' erano già levati , e passeggiavano su e giù. Altri, coi gomiti sulla tovaglia, guardavano l' immensa distesa di mare che imbruniva sotto i caldi colori del tramontò; su cui Ischia stampavasi verde e molle, e dove la riva s' insenava come una coppa. Casamicciola, bianca, sembrava posare su di un cuscino di verdura.
A tavola due che tornavano dal Giappone discorrevano di seme di bachi; Una coppia misteriosa era andata a rannicchiarsi a ridosso del tubo del vapore. Un giovane che non aveva mangiato quasi, e stava seduto in un canto, pallido, col bavero del paletò rialzato, guardava l'isoletta con occhi pensierosi e lenti, in fondo alle occhiaie incavate.
Tutt' a un tratto sul profilo dell' isola che spiccava dalla luce diffusa del crepuscolo, apparve netto e distinto un fabbricato, quasi sorgesse d' incanto, e l' ultimo raggio di sole scintillò sui vetri, come l' accendesse.
Quel dettaglio del paesaggio che si animava all' improvviso apparve così chiaro e luminoso come se si fosse avvicinato d' un tratto.
Tutti si volsero ad ammirare lo spettacolo, e i negozianti di cartoni giapponesi tacquero un momento. Soltanto la coppia ch' era andata a nascondersi dietro il fumajuolo non si mosse, e gli occhi del giovane pallido che teneva il bavero rialzato non si animarono neppure.
Così succede ogni di; e due sole preoccupazioni bastano a sé stesse, l'amore e la mattìa, l' origine e la fine della vita. Quasi cotesta riflessione fosse venuta istintivamente a tutti in quel momento, si cominciò a parlare dell' azione benefica che hanno le acque e l'aria di Casamicciola, e dei malati che vanno a cercarvi la salute o la speranza. Invece il giovane dal paletò, pensava probabilmente, come si fa delle cose che si desiderano, alle gioie tranquille e ignorate che dovevano esserci in quell ' isoletta verde, fra quelle casette bianche, dietro quei vetri scintillanti. E quando i vetri si spensero, e la casa si dileguò ad un tratto quasi al mutare di una lanterna magica, e i contorni dell'isoletta sfumarono nel mare livido, il suo volto si offuscò. Adesso quella casetta bianca è forse distrutta, e degli occhi senza lagrime e senza sorriso ne contemplano le rovine, dalle occhiaie incavate, su dei visi pallidi.
G. Verga.
FEBBRAJO
SEMPRE che con tepor primaverile
Scote ilvario febbraio i sonnolenti
Arbori, e desta su' diserti rami
Tenero verde o intempestivi fiori,
A voi facili sogni, a voi speranze
Lusinghevoli io penso, onde s'ingemma
Anzi tèmpo l' incauta giovinezza
Datrice alma d'inganni. Irato a un tratto
Del concesso governo urla aquilone,
Stagna i vividi succhi, abbrucia i novi
Germogli, i fiori isterilisce, e a volo
Precipitando da l' etnea montagna
Di subito nevischio i campi inalba.
Guarda il mite cultore, e con un triste
Riso scrollando la lanosa testa :
Ben, esclama, più ch' altro a te s' addice
Il morso di rovajo, o impaziente
Mandorlo, a cui si tarda la stagione
De' fiori; ben a te, pronta a dar foglie
O acacia infruttuosa: un' aura dolce
Basta a sedurvi. Nascerà fra poco
Zefiro con aprile, e invan, fra' vostri
Aridi stecchi lene sospirando,
Chiederà a l' uno i saporiti frutti,
A l' altra i mazzi de' nettarei fiori.
Ma de la vigna, che ancor freddi e brevi
Dal ceppo screpolato alza i potati
Salci, simili a dita, e ben fu saggia
A non destarsi a l' aure ingannatrici,
Pender vedremo nel pomoso autunno
Come mamme caprine i pingui grappi,
Onde il licore de l' oblio si spreme.
Mario Rapisardi.