Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo
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sabato 8 novembre 2014

Pietro Antonio Coppola un musicista insigne - 1793 / 1877.

foto con dedica a F. P. Frontini


Che il nome di P. A. Coppola ricorra frequentemente nella memoria dei catanesi non si può negare. Purtoppo, però — ripetendo quanto scriveva il «Bellini», giornale letterario artistico teatrale, che ebbe lunga vita e larga rinomanza, nel numero 424, anno XXVI del 15 maggio 1901 — non si può nemmeno negare che il Coppola, tanto onorato in vita, è stato completamente trascurato dopo la morte. Se ne togli infatti il pregevole mezzo busto eseguito dallo scultore catanese Salvatore Grimaldi e collocato al Giardino Bellini nel 1874, vivente il Maestro; se ne togli la via a lui intitolata, oggi non c'è altro che ricordi quest'altra gloria musicale catanese, perchè distrutto è ormai quel Teatro Comunale che portava il suo nome, negletta la tomba nel nostro Cimitero, e priva tuttora del monumentino che doveva essere eretto con le lire tremilasettecento deliberate dal Municipio pochi anni appresso la morte del Coppola; né le sue opere, come quelle del Pacini, del Platania, del Savasta, di Giuseppe Perrotta, di F. P. Frontini, di Gianni Bucceri, di Santo Santonocito, di Alfredo Sangiorgi e di altri, ricorrono più in alcun repertorio, se non molto raramente.

Di «statura regolare, piuttosto robusto, carnagione biancorossa, occhi cerulei», il suo ritratto, che ora figura alla Mostra di Catania fra quelli di altri illustri catanesi, fu donato dallo stesso Maestro alla nostra Università, rispondendo all'invito espressamente rivoltogli. Ecco, infatti, quanto, con sua lettera del 2 settembre 1858, scriveva al Coppola il Presidente della Deputazione della Regia Università agli Studi di Catania, Ferdinando Cutrona: Signore, la Deputazione ha deliberato consacrare alla pubblica riconoscenza dei posteri a memoria di quei sommi che hanno illustrato Catania e questa R. Università nei suoi rami dello scibile umano. Riunire i ritratti nelle principali aule della stessa che si trasformerebbero per così dire in un Pantheon Catanese, e questi ritratti procurarsi dalle famiglie o da coloro che le rappresentano è stata Videa più facilmente realizzabile e si è quindi adottata. Ella che tanto onora questa terra natale per le dotte produzioni musicali che la designano come uno dei più distinti Maestri in quell'Arte, merita sedere tra i primi posti di sì bella coronai di eletti ingegni. E però la Deputazione la prega volerle regalare, per sì onorevole destino, protestandosi per atto di tanta cortesia temutissimo. Il Presidente Ferdinando Cutrona.
Questa lettera (che si legge a pag. 49 di una vera Biografìa del Maestro Pietro Antonio Coppola, con tutti i documenti inediti trovati dopo la sua morte per Giuseppe De Felice Giuffrida, edita in Catania dalla Tipografia Popolare di Andrea Cavallaro, via Montesano, Casa Calvagna, 1877), testimonia più e meglio di qualunque altra notizia quale alta reputazione circondasse il Coppola.

Ingegno precoce, nato come Bellini da una famiglia di musicisti, a 17anni, non solo P. A. Coppola era chiamato a dirigere, come maestro di cembalo e concertatore, il nostro Teatro Comunale, dove suo padre, Giuseppe, era maestro concertatore fin dal 1795, anno in cui s'era trasferito con la famiglia da Castrogiovanni (Enna) a Catania, ma si faceva apprezzare per la severità dei suoi studi e per gli Inni, le Cantate, i Dialoghi, le Sinfonie, ecc. che componeva. Ma, apparso il 18 novembre 1825 il suo primo spartito, «Il Figlio del bandito», Pietro Antonio Coppola, a dire dei contemporanei, spiegò la scintilla del suo genio.
A quella prima opera seguirono «Achille in Sciro» e «Artale d'Alagona», date nello stesso «Comunale» di Catania, rispettivamente nel 1829 e nel 1830.
«Achille in Sciro» piacque tanto che il famoso impresario Barbaja lo richiese per il «San Carlo» di Napoli, dove fu rappresentato nella quaresima del 1831 presenti e plaudenti Rossini, Donizetti, Raimondi.
La gloria incomincia ad aureolare la fronte di P. A. Coppola, che da Napoli passa a Roma, dove la sera del 14 febbraio del 1835 egli trionfa al Teatro Valle con la «Nina pazza per amore», considerata il suo capolavoro e che richiamò sul Maestro l'attenzione dei principali teatri di Europa e d'America, particolarmente dell'I e R. Teatro di Musica Italiana di Vienna e del San Carlos di Lisbona. E nel giugno del 1836 all'Imperiale di Vienna il Coppola, con la musica tutta anima e brio della «Festa della Rosa», riscaldò a tal segno quei freddi spettatori che non seppero più frenarsi dal chiamarlo al proscenio e colmarlo di fiori. E quando, uscito dal teatro, egli salì in carrozza per farsi condurre a casa, la folla, in preda ad un indescrivibile entusiasmo, staccò i cavalli e trascinò a mano la carrozza, illuminando il percorso con torcie accese; L'eco di quel successo, per cui il Coppola fu salutato cardinale dell'Arte musicale valicò monti e mari e da ogni dove giunsero al Maestro attestazioni di compiacimento. Assai significative sono: la lettera dell'Intendente del Valle di Catania al Patrizio della Città e quella del Segretario del Decurionato.
Questo ultimo, nella seduta del 25 aprile 1838, approvava la proposta del Segretario Salvatore Leonardo, di coniare in onore del Maestro P. A. Coppola una medaglia di oro del valore di onze cinquanta, ma il Governo borbonico, nemico della gloria e del progresso e uso ad avversare tutto ciò che si facesse di bene, di buono e di bello, non volle acconsentire. Qualche anno dopo gli veniva intitolato il Comunale.
Tutti i teatri in Italia e all'Estero, si contendevano ormai le opere del Coppola, e così ecco alle vecchie aggiungersi le nuove: dalla «Bella Celeste degli Spadari» al «Postiglione», date, nella primavera del 1837 rispettivamente alla «Cannobiana» e alla «Scala» di Milano; dalla «Giovanna P Regina di Napoli» all'«Ines de Castro», date al «San Carlo» di Lisbona; dal «Folletto», dato a Roma nel 1844, all'«Orfana Guelfa», che fu definita opera degna di stare a fianco di quelle dei più celebri maestri del secolo e che fu rappresentata nel 1846 al R. Teatro Carolino di Palermo, dove l'anno appresso fu dato il «Fingal», opera di grande spettacolo.
Resosi vacante il posto di direttore del Conservatorio Musicale di Palermo, già tenuto da Pietro Raimondi, il Principe di Satriano, Viceré di Sicilia, così, fra l'altro, in data 7 luglio 1853, scriveva  al  Coppola:   Onoratissirno Signore...  Epperò a bella fama del profondo sapere musicale che di lei corre, per la testimonianza brillante delle Opere con tanto plauso universalmente accolte, e l'essere Ella nativo di questa Isola, farebbero dare a Lei la preferenza quando si avesse certezza che le individuali di Lei convenienze le consentissero di fermare in Palermo la sua dimora; con percepire un annuo assegnamento di 900 ducati, oltre della casa tolta in affìtto dal Conservatorio.
Ma il Maestro Coppola non accetta: anziché dalla cattedra egli vuole insegnare dalla scena con le opere.
Dopo tanto peregrinare, nel 1865, vinto dalla nostalgia di rivedere la casetta nella quale aveva imparato dal padre i primi elementi di musica, viene a Catania; vi è accolto trionfalmente: strade illuminate a festa, bande, rappresentazioni e balli al Teatro Comunale. In quella occasione egli dedica a Catania la sua ultima opera «Matatia vincitore» e il Comune gli offre «un medaglione d'oro del valore di lire 1275» (ossia cento onze): Al Creatore d'armonie, la Patria.
Ritornato a Lisbona, egli suscita ancora entusiasmo ed ammirazione con una recita, il 4 marzo del 1871, della «Bella Celeste»; ma ora P. A. Coppola non corre più dietro l'ispirazione e, inoperoso, lascia che gli allori appassiscano sulla sua fronte. Un tarlo ora lo rode: il desiderio di passare in patria gli ultimi anni della sua vita.
Conosciuto questo suo desiderio il Sindaco di Catania Antonio Paterno Marchese del Toscano, ecco una deliberazione del Consiglio Comunale con la quale si accordava al Maestro P. A. Coppola una annua pensione di L. 2.400, da percepirla durante la sua dimora in questa città, coll'obbligo di prestarsi alla direzione ed assistenza degli stabilimenti musicali, in cui il Municipio potrà utilizzare l'opera sua.
E il primo gennaio del 1872 il Maestro Pietro Antonio Coppola rientra a Catania. Di nuovo nelle sue mani, il Teatro Comunale assurge ad un livello artistico considerevole.
Ma ormai la vita del Maestro volge alla fine: nato FU dicembre del 1793, il Coppola conta già 84 anni quando, la mattina del 13 novembre 1877, alle ore sei e cinquanta minuti, si spegne: la sua ultima opera era stata un omaggio a Bellini: quella «Messa da Requiem» che, eseguita in Cattedrale il 24 settembre 1876, tumulandosi le ceneri del Cigno, fu giudicata veramente grande.
Nel numero del giornale «Bellini», del 15 maggio 1901, citato in principio, si legge che, sul punto di morire, Pietro Antonio Coppola fu sorpreso dal suo confessore Padre Guglielmino, che lo assisteva, a battere il tempo musicale. Esortato a dimenticare la musica e pensare al Cielo, il Maestro, raccolte le ultime forze, rispose: Ma son celesti melodie; e tranquillamente spirò.
Francesco Granata, 1953

***
Coppola compositore drammatico, nacque a Castrogiovanni (provincia di Caltanisetta) l'11 dicembre 1793 ; morì a Catania il 13 novembre 1877.
Studiò la musica dapprima con suo padre, maestro di cappella,  fu per breve tempo al Conservatorio di Napoli, ma la sua educazione musicale la completò in massima parte da solo studiando i trattati degli importanti teorici francesi e tedeschi.
- A 23 anni esordì come compositore drammatico coll'opera: I/ Figlio del bandito (Napoli, teatro del Fondo, 1816), alla quale seguirono: Achille in Sciro (ivi, 1825) e Artale d'Aragona (Catania, 1834) che non ebbero però --specialmente l'ultima - grandi successi.
Il maggior successo l'ebbe con l'opera : Nina pazza per amore (Roma , teatro Valle, febbraio 1835) che gli valse una grande popolarità, e che entusiasmò gli spettatori di tutti i principali teatri d'Europa; questa opera fece in breve tempo il giro d'Italia, la si diede a Vienna, Berlino, Parigi (teatro Italiano, 6 maggio 1854; già prima - nel 1839 - venne data, ridotta per l'opera francese, col titolo di Eva), Lisbona e più tardi ebbe uguali successi in Messico.
Gli spartiti che seguirono furono : Gl' Illinesi (Torino , teatro Regio , 26 dicembre 1836); La Festa della Rosa o Enrichetla di Baienfeld (Vienna, teatro Italiano, quaresima 1836); La Bella Celeste degli Spadari (Milano, teatro Canobbiana, 14 giugno 1837); 1l Postiglione di Longjumeau (Milano, teatro alla Scala, 6 novembre 1838); Giovanna I di Napoli (Lisbona, teatro S. Carlo, 11 ottobre 1840); Ines de Castro (1842);
// Folletto (Roma, 1844); L'Orfana guelfa (Palermo, teatro Caroline, quaresima 1846) e Fingal (quaresima 1847).
- Dal 1839 al 1842, e dal 1850 al 1871 visse a Lisbona in qualità di direttore di musica al teatro S. Carlo, nonchè del teatro del conte Farrobo, per il quale scrisse tre opere in lingua portoghese ed una francese.
- Nell'autunno del 1873 si stabilì in Catania ove, dietro speciale invito del Comune, assunse la direzione degli Istituti musicali della città.
Visse qui gli ultimi anni di sua vita onorato e stimato da quanti ebbero la fortuna di avvicinare quell' ingegno.
Nina Pazza Per Amore: The Love Mad Nina; a Comic Opera in Two Acts as ...  - P. A.  Coppola,  
P. A. Coppola offre questo piccolo autografo 
al giovane Frontini, allievo prediletto ...