Essa si trova inserita nel libro che porta per titolo: La poesia barbara nei secoli XV e XVI di Giosuè Cardacci. È dovuta alla penna, come si dice in istile giornalistico, di Leonardo Orlandini, accademico degli Accesi di Palermo. Ricorrendo la festa della Patrona catanese, abbiamo creduto di far cosa grata ai nostri lettori, mettendo loro sottocchi questa curiosità letteraria.
Ecco la poesia:
ALLA BEATA AGATA
De la fervente de' divini amori,
Cui nè minacce, cui nè crudo scempio
Torse dal camin vero de le stelle,
Il coro canti.
D' Agata canti valorosa e saggia
Il coro nostro. S' odano le voci
Or da que' puri luminosi et almi
Cori celesti.
Vint' ha sè stessa e di lusinghe fitte
Mondo fallace, ed animosa ha vinto
Drago superbo, insidioso e fiero
Al seme umano
Svelse la mamma duro ferro d' ella,
Tal che poi lieta merito in prigione
Dal divo vecchio e venerando aver la
Mamma celeste.
Spense le fiamme lieta e tutt'umile;
E furo morti i più diletti e fidi
Del tiranno empio; ove stupì tremando
Catania tutta.
Diva celeste, che la patria nostra
Rend' onorata, o glorioso spirto,
Prega tu 'l sommo re, la tua Triquetra
Scorga benigno.
Agata, or mira da le stelle, e vieni,
Agata, or lieta da i superni regni,
E teco il coro de gli eletti spirti
A la tua festa.