Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo

domenica 4 marzo 2012

L'Eva eterna - di Federico De Roberto, Corriere della Sera - 19.6.1904 (femminismo)

 Il principe Karageorgevitch presenta al gran pubblico cosmopolita, traducendolo elegantemente in francese, il romanzo tedesco di Ernesto von Wolzogen intitolato Il terzo sesso (ed. Calmann Lévy). Una scrittrice italiana, Flavia Steno, pubblica un altro romanzo con un titolo diverso, ma di eguale significato: La nuova Eva (ed. Sandron). L'incontro è sintomatico. Il conflitto sessuale occupa talmente gli spiriti, che non bastano gli studi severi e le indagini positive: anche l'arte se ne mescola e vi cerca l'ispirazione. Fu già dato conto ultimamente in queste colonne di un buon numero di pubblicazioni scientifiche ; non sarà fuor di luogo dire qualche cosa di queste composizioni fantastiche, degne entrambe di non passare inosservate.
Il romanzo tedesco è particolarmente notevole per lo spirito satirico che vi è infuso. Nelle tre prime righe il prof. Giuseppe Reithmeyer dice a Clara di Fries: « Chiudi quel libro, Clara. Non è possibile andare avanti così. Ho una seria preghiera da rivolgerti : sposami! » E' il mondo alla rovescia. I due personaggi hanno contratto da tempo una libera unione, e non già là donna ne chiede ora all'uomo la sanzione legale, sociale, divina : l'uomo, anzi, supplica e scongiura la donna, la quale gli dà del « fossile » e lungamente gli oppone un ostinato rifiuto. Si piega da ultimo; ma il giorno delle nozze gl'invitati e lo sposo l'aspettano invano, nè sanno più dove trovarla, quando ella finalmente appare: studiando medicina, alla, vigilia di laurearsi, è andata all'ospedale e vi è rimasta mezza giornata per assistere ad un'importante operazione. « Si può sposarsi un giorno qualunque », dice tranquillamente, per giustificarsi ; « ma un'ovariotomia resa necessaria da un myxoìdcistoma multiloculare dell'ovaia destra non è cosa da trascurarsi... »

Il terzo sesso non è rappresentato solamente da lei : ne fanno parte anche le due sorelle Haider, che alla morte del padre hanno assunto la direzione della sua casa bancaria sotto la ditta: « Figlie di Maurizio Haider. » La maggiore, Ildegarda, ha giurato di non maritarsi, dandosi tutta al suo grave ufficio che disimpegna con una virile accortezza, la quale non le impedisce però di farsi portar via una discreta sammetta da un bel paio di baffi appartenenti ad un finto barone di Kerkove ; la, piccola Marta, è ancora un po' « vecchio stile », ma non riesce, a trovar marito, perchè gli uomini che, consentirebbe a sposare cercano la donna nuova, mentre viceversa ella ricusa, quelli che si contenterebbero di una signorina tutta all'antica. Un buon numero di altre superdonne, di esseri neutri, fondano un « Comitato di agitazione per la evoluzione della psicologia femminile ». La piccola Lilly di Robiceck, pittrice divorziata, non è ammessa a farne parte, perchè le femministe si struggono di gelosia vedendola, scatenare desideri e passioni nel sesso forte; ed ella stessa è desolatissima di possedere un musetto tale, che tutti i maschi le vanno dietro per le vie come altrettanti cagnolini inuzzoliti. Dalla tanta contrarietà, ella vorrebbe sfigurarsi col vetriolo; se avesse la fede, preferirebbe anche farsi monaca piuttosto che vedersi  attorno tanti spasimanti;   ma, un poco perché si sente perseguitata dall'invidia delle altre donne, un poco per altre più persuasive ragioni, modifica, alquanto le sue opinioni : accetta le offerte non disinteressate di alcuni buoni amici, i quali le spianano la via all'emancipazione per mezzo del lavoro, mettendole su un negozio di mode, col quale ella si vendica delle antiche compagne speculando sulla loro vanità. Le leggiadra modista fa veramente fortuna, nonostante un piccolo inconveniente che scandalizza alcune clienti retrograde: la nascita d'un figliuola, che non si sa precisamente a quale dei molti protettori di lei debba i suoi giorni;  ma le donne nuove, appunto al lora, restituiscono tutta la loro stima alla rivale di un tempo divenuta ora loro sarta preziosa, e fanno del piccolino un  simbolo:   il  «  Figlio nuovo...   » 

Non bisogna chiedere verosimiglianza di avvenimenti, nè logica di caratteri all'opera del Wolzogen. E' come si è detto, e come si può vedere da questi accenni, una satira, in alcuni luoghi molto felice e veramente gustosa;   talvolta un poco prolissa. E, principalmente, un pretesto per discutere la quistione del femminismo, intorno alla quale i vari attori enunziano opinioni tra il serio ed il faceto; questa, fra l'altre: che l'esempio di una insigne professo ressa di matematiche può essere addotto tanto opportunamente  contro la poca levatura  femminile, quanto quello di un vitello con cinque gambe o due teste contro   l'universalità dei vitelli   con   quattro gambe ed una testa sola. Alla quale affermazione di un anti-femminista, una femminista risponde che con un analogo ragionamento si potrebbe dimostrare esser l'uomo, e non la donna, il prodotto inferiore della natura: perché, mentre si sono date, per l'appunto, e si danno ancora donne eminenti, sia pure per effetto di una specie di mostruosità, nel campo intellettuale riservato all'uomo, non si è ancora vi sto, reciprocamente, nessun uomo partorire figliuoli. E tra queste ed altrettali burle, l'autore ha cura di far significare quella che reputa verità vere, principalissima quella messa in  bocca al bell'Arnolfo Rau,  letterato incompreso da tutti,  fuorché dalla modista che lo idoleggia nonostante i continui tra dimenti che egli le infligge e addirittura le confida. La verità esposta da cotesto superuomo è che le leggi fisiche regolatrici dei rapporti dei sessi non sono cambiate da che mondo è mondo, nè potranno cambiar mai, mentre invece i rapporti morali si so no venuti modificando e si modificano sempre più : da questa contraddizione nascono gl'inconvenienti, i disagi e i danni che tuttodì si lamentano. E il con cetto dell'autore è quindi che la donna nuova, l'uomo nuovo, il figlio nuovo, le mode nuove, i nuovi costumi e in una parola tutte le novità sono ridicole e pericolose.

Alla dimostrazione di una tesi attende anche Flavia Steno, ma non già tra le bizzarre invenzioni della satira.  Il suo romanzo vuol essere ed è opera di osservazione; ad esso si può adattare la definizione che i Goncourt  diedero di questa forma  d'arte: « una storia che avrebbe potuto essere ». La prima parte, segnatamente, è la fedele, vivace, evidente rappresentazione, della vita che gli studenti, cosmo politi conducono in  Isvizzera, nelle pensioni dove amicizie, fratellanze ed amori s'annodano con faci lità e rapidità ignote altrove. Fra le molte figure che popolano la scena emerge quella di Violetta Adriani, disgraziata fanciulla senza madre, quasi abban donata dal padre, avversata da una zia, datasi, quin di, per assicurarsi l'avvenire, agli studi severi. Men tre costei aspetta di conseguire la laurea in lettere, a Zurigo, conosce nella pensione Staubli, fra tanti singolari tipi di giovanette emancipate e di giovanotti professanti le più libere idee, il ginevrino Mau-rizio Boissy, il quale frequenta i corsi d'ingegneria e tanto s'innamora di lei quanto ella stessa è da lui innamorata.   Accade ciò  che troppo  facilmente e quasi necessariamente suole accadere quando mancano i freni morali:  la donna amante non resiste alle  sollecitazioni   dell'uomo  ardente:   una libera unione è contratta, che presto però entrambi si propongono di mutare in legittime nozze.  Se non che, l'impazienza di guadagnare danaro spinge il giovane a tralasciare gli studi per ingolfarsi, con un losco affarista, in una serie di sciagurate operazioni commerciali, nelle quali va rapidamente perduto il capitaluccio di Violetta. Costretto a cercare un impiego, l'infingardo Maurizio ricusa tutti quelli che gli si offrono, e invece di sopportare virilmente la miseria, come la sua dolce e forte compagna, va dietro alle chimere e s'incaponisce a seguire in America, contro le preghiere e gli scongiuri di Violetta, il tentatore che è stato causa della loro rovina. La poveretta  resta  sola,   abbandonata, avvilita, senza mezzi, senza speranze. Un miracolo compito dalla nativa sua energia e dalla mutata fortuna, la trae improvvisamente dal baratro:   ella comincia a cogliere i frutti dell'alto ingegno e dei lunghi studi nel giornalismo.
Anche questa seconda parte ha scene efficaci, pagine trascritte dal vero. Si sente un poco l'artifizio nella terza, dove vediamo ad un tratto Violetta celebre, invidiata, trionfante, grazie all'amicizia di una ricchissima straniera che le ha dato i mezzi di fondare in Italia un gran giornale, la Nuova Eva, col quale ella diffonde, aiutata da sole redattrici, reporteresses ed impiegate del suo sesso, il verbo femminista. Ma qui la favola non c'importa più tanto, quanto ci preme la sua moralità.
E senza dubbio Violetta, per la forza dell'animo e dell'intelletto, per l'esperienza della vita e del dolore, è sincera come poche altre quando reclama che la legge e la morale siano, assolutamente eguali per l'uomo e per la donna; che alla donna siano dischiuse tutte le vie e consentite tutte le attività; che le sia, anche accordato di partecipate al governo dello Stato e del Comune; che siano proclamati la rispettabilità del libero amore, il divorzio per volontà di un solo coniuge, la protezione della maternità naturale, la, ricerca della paternità. Tanto più ella merita d'essere ascoltata, quanto che non è, come quasi tutte le sue compagne, una viragine, una creatura dissessuata, una profanatrice della femminilità; è anzi una donna vera, un essere vibrante di sentimento, che non si drappeggia, che non mente, che non professa l'inumano odio dell'uomo, che ha amato — e che ama, ancora una volta. Nel suo trionfo, infatti, qualche cosa le è mancato; ma l'amore concepito per Corrado Valle colma finalmente il vuoto del suo cuore. Anch'egli l'ama, e se non fosse il passato di lei, che ella naturalmente non gli nasconde, non esiterebbe a sposarla. Ma poichè è libera di sè, e fautrice della libera unione, egli non meno naturalmente le propone d'unirsi liberamente,.. Che fare ora ella? Che dovrebbe fare?... Ella riconosce che Corrado Valle obbedisce ai criteri imperanti nel mondo, alla logica della loro situazione; ma l'emancipata, la femminista, si ribella ad un tratto. Ella non vuole più il libero amore del quale ha predicato la dignità: vuol essere sposata secondo le leggi un tempo sprezzate. E nondimeno sa e sente che Corrado non ha torto di rifiutarsi. Non sola-mente ella conviene d'essersi posta fuor delle leggi; ma avverte ora, improvvisamente, che esse non sono tutte false, che qualche cosa di lei fu irreparabilmente perduta quando si diede a Maurizio Boissy, che nella sua carne e nella sua anima il primo amante a cui appartenne impresse qualche cosa d'incancellabile, che tutte le gioie possibili do-po quel primo errore sono frutti di cenere... Ella si è ribellata contro quella che ha giudicata ingiustizia ed iniquità dell'opinione, fabbricata e diffusa dagli uomini; ne ha bollato con parole di fuoco l'odioso egoismo; ed ora s'avvede che la morale del mondo non è creata dall'egoismo maschile, che si impone invece agli uomini ed alle donne, che dipende da fatalità naturali, ineluttabili. Gli uomini potrebbero bensì essere generosi, e perdonare. Non potrà perdonarla Corrado? L'amore non potrà compiere il miracolo dì fargli dimenticare la colpa di lei? Un miracola simile non si è talvolta compito? Ma, intanto che ella lo aspetta, ecco compiersene un altro. Ella stessa dimentica e repudia improvvisamente le sue dottrine, pubblicamente, dinanzi alle compagne scandalizzate. Tutte queste collaboratrici già da lei stimate ed amate, le sembrano ora, alla luce della passione divampante nel suo cuore, creature di gelo, involucri senz'anima, non donne, non amanti, non madri; e in un impetuoso bisogno dì sagrifizio e d'immolazione nel quale tutta la sua femminilità trabocca, ella dà a Corrado la gloria faticosamente acquistata, l'ambizione nobilmente nutrita, l'avvenire ardentemente sognato, tutta se stessa, anima e corpo, senza patti, come egli vuole...

L'altro giorno la provetta Neera conveniva con molti pensatori nell'opporsi alla teoria dell'emancipazione; oggi un'altra scrittrice, esordiente, ma già padrona di molti segreti dell'arte, ci conduce con singolare abilità, dopo averci fatto intravvedere una conclusione prettamente femminista, alla stessa moralità significata dall'umorista tedesco, autore del Terzo sesso. Quella che pareva e si diceva ed aveva ragione di essere la donna moderna, l'Eva novissima, si rivela ad un tratto, per l'immortale virtù dell'amore, l'Eva antica ed eterna.
                             F. de Roberto.

sabato 25 febbraio 2012

Eco della Sicilia - Cinquanta Canti popolari siciliani raccolti e trascritti da F. P. Frontini -1883

« Tra gli artisti e compositori dell'Isola voi siete,
« se non il solo, uno dei pochissimi che comprendono la
« bellezza e la grazia delle melodie del popolo. Pur com-
« ponendone di belle e di graziose, Voi sapete apprezza-
« re queste vaghe e dolci reliquie d'un passato che non
« ebbe storia, e serbate a durevole monumento, delle
« note piene di sentimento squisito e di candore vergi-
« nale. Altri non penserà neppure a ringraziarvi dell'ope-
« ra patriottica da voi compiuta; io Vi ammiro ». Parole, sentite e quasi solenni. Giuseppe Pitrè




* parte di questa pagina l'ho scritta per wikipedia


Eco della Sicilia - Cinquanta Canti popolari siciliani con interpretazione italiana raccolti e trascritti per la casa Ricordi - Milano, nel 1883. La copertina è bizzarramente disegnata e colorita. Il Frontini intende dare un saggio delle più caratteristiche canzoni dell'isola. Tutte sono state raccolte dalla viva "voce", sia direttamente da lui, sia da altri prima di lui. Una parte provengono dalle Raccolte di Giuseppe Pitrè, sono di S. Torrisi la melodia 21, di Salvatore Pappalardo la 33, di Giovanni Pacini la 40, di B. Geraci la 41, di Martino Frontini la 42. Sono di Giovanni Meli le poesie 11, 17, 23, 40, di G. Guardo la 21 e 39, di G. Bianchi la 33. Dopo la prima strofa intercalata nelle note musicali, insime con la interpretazione, segue ad ogni pezzo il resto della poesia, testo ed interpretazione. La raccolta è dedicata a G. Pitrè; il quale vi scrisse la lettera intitolata: " Di una nuova Raccolta di Melodie popolari siciliane".(Vedi Pasqualino-Vassallo e Pitrè)


Critica 

Nella raccolta frontiniana Eco della Sicilia sono contenuti 50 canti popolari dei quali la parte più cospicua è costituita da canzoni catanesi, arie d'amore o canzonette burlesche, che, sebbene conservino intatti i caratteri etnofonici della melodia siciliana, lasciano trapelare; dalla forma e dalla sostanza melodica, un'origine prettamente cittadina e un'epoca ben determinata della loro genesi. Le forme dell'arietta settecentesca o dell'aria teatrale del primo ottocento costituiscono la base della loro struttura e il carattere del canto; possiamo anche aggiungere che un paio di esse è probabile non siano state del tutto sconosciute a Vincenzo Bellini. Delle autentiche cantilene del popolo e della gente di campagna solo pochi preziosissimi esemplari, sei o sette in tutto, si riscontrano nel volume.
In ogni canto siciliano non solo è riflessa l'anima del cantore, ma i caratteri della razza e l'afflato della terra a cui esso appartiene vi imprimono il loro segno indelebile. Anche senza sapere da quali Provincie dell'Isola i canti provengano non è diffìcile stabilire la località, se non addirittura il tempo, in cui essi nascono. Ogni canto è sempre legato ad una tradizione, ad un linguaggio melodico, ad accenti particolari, discorsivi, drammatici o espressivi, che rivelano i modi musicali delle antiche razze che si sono avvicendate in ogni luogo della Sicilia lasciando la loro impronta nei dialetti, negli usi, nei costumi, nelle musiche.
Il Frontini, spirito complesso e aristocratico, volle mostrare completamente tutta la natura musicale della gente etnea, attraverso le raffinate melodie cittadine e le spontanee cantilene campagnole.

Presentazione dell'autore 

Nel presentare al pubblico questa Raccolta di Canti Popolari Siciliani, intendo solamente dare un saggio delle più caratteristiche fra le canzoni dell'isola. Epperò, è da notare, che se qualche melodia del continente si riscontra fra quelle da me raccolte, non è da farmene una colpa. È risaputo, come molte delle più briose ed allegre canzoni del napolitano e dell'Italia meridionale, vanno e fanno il giro dell'isola con delle false forme dialettali; e così si dica anche di qualche patetica ed amorosa cantilena siciliana, che va nel vicino continente — da ciò, il facile inganno di crederle del paese ove si cantano. Devo, intanto, la mia più affettuosa riconoscenza all'illustre professore Cav. Giuseppe Pitrè da Palermo, che tanta parte ha speso al completamento della mia raccolta, che mi onoro dedicargli.(Francesco Paolo Frontini)

Canti 

  • In Eco della Sicilia......Spiriti e forme di un secolo eminentemente musicale vengono conservati nella loro lineare purezza attraverso la fedele trascrizione del raccoglitore. Il quale non volle adoperare quei fronzoli perfettamente inutili che adoperò un altro raccoglitore di canti siciliani venuto dopo di lui (fronzoli attraverso i quali è palese un vanitoso spiegamento di tecnica personale) ma seppe modestamente, saggiamente nascondersi dentro i canti dovuti ad autori che rimarranno eternamente ignoti ma eternamente vivi, poiché delle melodie di esse si è impossessato il vero, unico autore: il popolo. Arie e serenate di Catania romantica 3/12/1945, Francesco Pastura

  • La Rosa video
  • Canzuna di li Carriteri (Canzone dei Carrettieri) video
  • La Ficu (Il Fico)
  • Prupunimentu (Proponimento)
  • L'Amanti cunfìssuri (Lo Amante confessore) video
  • Serenata
  • La Figghia di lu massaru (La Figliola del massaio)
  • La Niespula (La Nespola)
  • Canzonetta villereccia (Mi votu e mi rivotu) video
  • Iu pri li fimmini (Io per le donne)
  • Lu Labbru (Il Labbro). Trascrizione di F. Paolo Frontini
  • Guarda chi sugnu pàllitu! (Guarda come son pallido)
  • Alla Fontana... Canto con Coro
  • Lu 'nguì, lu 'nguì, lu 'nguà
  • Pri tia diliru e spasimu (Per te deliro e spasimo). Canto appassionato video
  • Sacciu ca sugnu lària (So che non son vezzosa)
  • A Nici! "(A Nice!) Trascrizione di F. Paolo Frontini
  • Canzonettina.
  • Ciccina e Don Cocò (Cecchina e Don Nicolò)
  • Canto del carcerato
  • Palummedda (Colombella). Trascrizione di F. Paolo Frontini.
  • Ciuri, Ciuri (Fiorellini). Ritornello popolare
  • La Vucca (La Bocca). Trascrizione di F. Paolo Frontini video
  • Cianciu, Nici (Piango, Nice).
  • C è'na vecchia... (C'è una vecchia)
  • Mi lassasti in abbannunu (Mi lasciasti in abbandono) video
  • Giustizia
  • Cori, curuzza. Cantilena popolare.
  • Nici, ricordati (Nice, ricordati)
  • Canto de' Contadini Etnei (ad una o due voci)
  • Amuri, amuri! (Amore, amore). Cantilena dei Mulattieri. video
  • Serenata.
  • La fidiltà di li fimmini! (Fedeltà de le donne!) Musica di S. Pappalardo
  • Canzonetta popolare nella vendemmia
  • O svinturati giuvini (O sventurati giovani)
  • Mi mancanu li termini (A me mancano i termini)
  • Sunnu li fimmini (Sono le femmine)
  • Celu, comu mi lassi! (Cielo, come mi lasci!) Trascrizione di F. Paolo Frontini
  • Passioni (Passione). Trascrizione di F. Paolo Frontini video
  • Lu Labbru (Il Labbro). Musica di G. Pacini video
  • Sti silenzii, sta virdura (I silenzi, la verzura). Musica di B. Geraci.
  • Avvirtimentu (Avvertimento). Canzonetta. Musica di Martino Frontini
  • O Rosa virgini... (O Rosa vergine...)
  • Notturno
  • Lu Scarparu (Il Calzolaio). Canzonetta messinese.
  • Mi pozzu maritari (Mi posso maritar)
  • Lu Ritrattu (Il Ritratto)
  • Tùppiti, tìppiti e tappiti
  • Malatu p'amuri (Malato per amore) video
  • Trilla e trilla. Ritornello popolare. Nuova Canzone catanese

Bibliografia 

  • Pasqualino-Vassallo e Pitrè
  • Estratto dal volume - Pitrè e Salomone - Marino
  • Secoli di musica catanese: dall'Odeon al Bellini - Catania
  • Note critico-biografiche su Francesco Paolo Frontini - di Giuseppe Cesare Balbo, Catania - Ed. Francesco Battiato, 1905.

mercoledì 15 febbraio 2012

Alfio Belluso - le poesie nella Scena illustrata del 1899

Alfio Belluso (Augusta1855 – Catania, 1903) è stato un poeta e scrittore
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"Signori, chi dei poeti nostri amò e cantò così la Sicilia ? Il Belluso senza esagerazione dopo Lionardo Vigo che da erudito poeta scrutò ogni angolo dell'Isola, è il più siciliano dei nostri minori poeti, e sarebbe per questo lato il più vicino al Meli, se della vita e della natura campestre siciliana egli cogliesse le forme e gli spiriti con più immediato e più vario sentimento di arte, e troppe volte non si dilettasse di cogliere suoni e colori che dileguano e sfumano..." N. Vaccalluzzo
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Scena illustrata  1.4.1899  
Una povera Bara

Nell' umida invernal grigia mattina, 
Era più triste 'l monastero : fuori 
Usciva dalla bassa porticina 
Una povera bara senza fiori.

L' avean seguita fino all' uscio, in muto 
Raccoglimento, le compagne, e quando 
Diero alla salma l'ultimo saluto, 
Qualcuna si ritrasse singhiozzando.

Poi rientraron tutte entro la cella, 
E pregaron per lei che se n'andava, 
Sola, cosi come una poverella, 
E ancor nell'ombra e nell' oblio tornava.

L'avean composta colle bianche  mani 
Nella cassa... Com'era anch'ella bianca! 
Mirato non avean sguardi profani 
Quella sua faccia rassegnata e stanca.

E se n' andava e trascorrea da morta 
La via lucente che ignorò da viva ; 
Ma il dolce sol non c' era, e stretta e corta 
Era la via... — Presto laggiù s'arriva,

O buona, e quando l'ultima palata 
Di terra t' han gittato, e del compianto 
Appena la dolente ora è passata 
Di te non pensa chi t' amava  tanto ! —

Forse la vita sua fu come un sogno 
Tranquillo, senz'ardori e senza brame, 
E non sentì la mite alma bisogno 
D' espandersi o di stringere un legame.

E tanti anni passar lenti e quieti 
Fra le preci, e gli uffici umili e casti, 
Sempre il silenzio pio delle pareti, 
E mai le lotte torbide e i contrasti.

Ardea la debol vita, come 'l fioco 
Lume della candela sull'altare, 
E così, come cera, a poco a poco 
Si vedea quella vita consumare.

E 'l trepidante vol del suo pensiero 
Verso Dio, verso il ciel correa perduto... 
Oh questo mondo e questo atro mistero 
Meglio ch' ella non l'abbia conosciuto !
                                                     

Commemorazione fatta a cura del Municipio nel Teatro comunale di Augusta il giorno 8 Maggio 1904 dal prof. Nunzio Vaccalluzzo 

"....Alfio Belluso, del quale , o Signori, voi avete voluto dare a me l'onore di parlarvi. E di tale onore io vi ringrazio dal profondo del cuore, non perché per speciali meriti io mi creda idoneo a ciò, ma perché di calda e sincera amicizia io fui legato ad A. Belluso, e mi è però dolce immaginare che all'amico mio, se di là della morte giunge voce di quaggiù, non sarà discaro il sapermi commemoratore della vita e dell'opera. Vita ed opera modesta, o Signori; senza nè ambizioni nè pretenzioni. Ma, se è vero che noi italiani siamo troppo seri e furbi per esser poeti, Alfio Belluso fu poeta vero, perché fu un ingenuo e un idealista nella vita e nell'arte. E fu un autodidatta, perché studi non ebbe, di nessun genere; e non ebbe nè lauree nè diplomi;  e la mente agile e sveglia venne nutrendo di letture moderne, così come gli venivano alla mano, nei ritagli di tempo che il modestissimo ufficio gli permetteva (segretario alla provincia di CT)...."

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   Scena illustrata 15.9.1899

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Opere 

  • Primi versi - Tip. di G. Pastore, 1875
  • Ultimi - ed. Niccolo Giannotta, 1882
  • Sursum corda - N. Zanichelli, 1886
  • Uomo: Canti - Niccolò Giannotta Edit.1896
  • In solitudine: [versi] - Niccolò Giannotta Edit.1889
  • Raggi e ombre: versi - N. Giannotta, 1892
  • Sicilia: sonetti, ed N. Giannotta, 1894
  • Uomo: canti - ed N. Giannotta, 1896
  • Cerere - N. Giannotta, 1899
  • Piccola morta: versi - N. Giannotta, 1901

Romanze [parziale]


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A' pie' dell'Etna 


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Sursum corda, Zanichelli, 1886. "Immagini sinistre, odori mefitici, atmosfera nauseabonda, suoni lamentosi: sulle macabre ritualità cattoliche aveva speso versi celebri già Ugo Foscolo nei Sepolcri (1806). Qui, con più modeste pretese, a Belluso interessa solo fuggire verso il sole e la vita. Cioè, il più possibile lontano dalle chiese."
In una chiesa


* Pagine scritte per wikipedia e wikisource

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Sole (inno)

Gloria cantate o rive.
Per la luce infinita
Del sol, aquila altera,
Il vol spicca la vita,

Sembra un altare il monte,
Sembra un altar l'oriente,
Donde il sol benedice
Questa terra fiorente.

Al dio tendon le rame
Gli alberi verdeggianti,
A lui si levan fremiti,
A lui si levan canti.

Ei sale, sale il trono
Del ciel fiammante e terso,
Ovunque guarda e penetra,
Occhio dell'Universo !

Gl'increspamenti argentei,
L'azzurro e la bonaccia
Dona egli al mar, co'grandi
Fulgori il mare abbraccia.

Alla terra dà il forte
Germe, che mai non muore,
L'aurora ed il crepuscolo.
Da la vita e l'amore.

Ea l'uom dà l'ardimento
Nobile e battagliero,
La robustezza, l'impeto
E il gagliardo pensiero.

Che si disfrena e irrompe
Con forza di leone,
Arcngelo di pace,
Spirto di ribbellione;

Che corre, corre, corre
Onnipotente e grande,
Che meraviglie nove,
Che nova luce spande
................................

Fissar dio sole, quella
Tua sfera che sfavilla,
Vorrei, come d'amante
Si fissa la pupilla.

E come in essa scrutansi
I misteri d'amore,
L'eternità, l'origine
Scrutare del tuo splendore.

domenica 12 febbraio 2012

L'osservatorio Etneo, di Federico De Roberto - 1880

Rivista scientifico industriale 30.4.1880 con autografo di F. D.

* Copia della rivista appartenuta a Federico De Roberto

giovedì 9 febbraio 2012

Leopoldo Marenco, un librettista dimenticato - Scena Illustrata del 1899

Leopoldo Marenco (Ceva, 11 agosto 1831 – Milano, 30 aprile 1899) è stato un drammaturgo, poeta e librettista italiano.
Scena Illustrata 1899 - collezione F. P. Frontini
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Leopoldo Paolo Marenco nasce il 1º novembre 1831 a Ceva. Figlio del drammaturgo Carlo Marenco, come suo padre lavora per il Dipartimento del Tesoro dell'allora Regno di Sardegna.
Nel 1860 diventa professore di Letteratura latina a Bologna e successivamente a Milano, e nel 1871 si ritirò a Torino.
I versi, scritti dopo il 1860, sono più notevoli per le loro qualità liriche da quelli drammatici. Si ricorda CelesteTempeste alpinoMarcellinaIl Falconiere di Pietra ArdenaAdelasia La FamigliaCarmela Piccarda DonatiSaffoRosalinda, ecc. I soggetti sono sia contemporanei allo scrittore, sia ispirati alla storia medievale.
       ORA tutti filosofeggiano — ora che Leopoldo Marenco è morto. Ora tutti trovano che non valeva la pena di aver lavorato, per quarant'anni, all'ingrato compito di commuovere quel grande e gelido macigno che è il pubblico — per morirsene fra la completa indifferenza ed il disdegno del pubblico stesso. Ora tutti dimostrano come all'autore di 67 produzioni drammatiche — di cui 59 rappresentate — non dovesse esser serbata la miseria a compenso ultimo, degli ultimi anni e degli ultimi malori. Ora tutti proclamano che a chi fu da Natura creato Poeta e dal patrio Governo professore e cavaliere, doveva esser serbata — almeno ! — la decenza di una vecchiaia tranquilla e la tranquillità di un funerale decente.
Questo, ora, trovano.. tutti — ora che Leopoldo Marenco è morto. Il che non toglie che a lui, anima appassionata e nobile e schietta, sien state profuse tutte le amaritudini dell'o blio, tutte le angoscie della povertà, tutti gli aculei della critica più devastatrice. Su qual scena, ormai, si rivedono Celeste ed il Falconiere e Giorgio Gandi ? Quale è quella compagnia, che si degna esumare e rispolverare quelle, di ieri e già vetustissime, produzioni? Il gusto del pubblico ruota al pari di un mulinello ed insieme ruota il ciuffo della dea Fortuna: ed è perciò che Marenco vegetava da un pezzo, non più intento a compilar versi sonori, sì bene a sbrogliare l'arduo problema del pane quotidiano. E questo perchè in Italia imperversa il vilipendio e sovraneggia l'ingratitudine. Onde si vede lo spettacolo miserando di un uomo, ieri levato alle stelle, prostrato oggi nel fango. E si vede un commediografo, un poeta dianzi proclamato inarrivabile e sublime, piegato a un tratto sotto il peso della trascuratezza e della dimenticanza generale.
Pailleron, d'Ennery lasciano milioni — nè l'uno nè l'altro ebbe anima od ingegno superiori al Marenco — nè di questo nè di quello il bagaglio artistico fu più aureo del bagaglio dell'autore italiano. Ma tant' è. Occorre al successo l'audacia, l'orgoglio, la boria, la prepotenza — più che non occorrano l'ingegno e la rettitudine e la modestia. Ed il povero Marenco possedeva le virtù nocive, scambio dei benefici difetti. E cosi è morto, già morto da anni alla vita dell'arte, della gloria e del tornaconto.
Noi, che l'abbiamo avuto buono, cortese e solerte collaboratore, ne deploriamo la perdita — piacendoci al tempo stesso fermare qui, in queste  colonne, oltre le sue nobili  sembianze, il biasimo per la sua fine, così miseramente desolata.        
 SCENA ILLUSTRATA 15/5/1899


              Scena illustrata - Un'ora d'amore - 1.1.1899

Opere (parziale)


Leopoldo Marenco, ca. 1870.
  • Celeste: idillio campestre in quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Ginevra degli Amier: scene melodrammatiche; musica di Ernesto Tagliabue allievo del Regio Conservatorio di Musica in Milano, 1867-68 Milano: Tipografia Reale.
  • Giorgio Gandi: bozzetto marinaresco in quattro atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Un malo esempio in famiglia: commedia in quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Marcellina: dramma in tre atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Piccarda Donati: tragedia in cinque atti/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Saffo: tragedia in cinque atti: Milano: C. Barbini, 1868
  • Speronella: tragedia in cinque giornate/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Tecla: dramma in cinque atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1868
  • Lo spiritismo: commedia in quattro atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1869
  • Celeste: idillio campestre in quattro atti in versi di Lepoldo Marenco. Seconda edizione/ Milano: Barbini, 1870
  • Dammi un'ora d'amor!: musica di S. Auteri Manzocchi/ Milano: F. Lucca, [187.]
  • Il ghiacciajo di Monte Bianco: bozzetto alpino in quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1870
  • Letture ed esempi: commedia in quattro atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1870
  • Il falconiere di Pietra Ardena: dramma in versi in tre atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1871
  • Marcellina: dramma in tre atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1871
  • Raffaello Sanzio: dramma in quattro atti ed in versi/ Milano: C. Barbini, 1873
  • Re Manfredi: tragedia lirica in tre atti; musica di Achille Montuoro /Milano: Carlo Barbini, 1873
  • Tecla: dramma in cinque atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1873
  • Arimanna: dramma in quattro atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1874
  • Matelda: tragedia lirica in quattro atti; musica di Antonio Scontrino/ Milano: F. Lucca, 1874
  • Corrado: dramma in quattro atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1875
  • Deserto: commedia in versi in quattro atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1875
  • I figli d'Aleramo: dramma in quattro atti in versi/ Leopoldo Marenco /Milano: Barbini, 1875
  • Gli amori del nonno: commedia in tre atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1876
  • Supplizio di Tantalo: commedia in quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1876
  • Trappole d'oro: commedia in due atti/ Milano: C. Barbini, 1876
  • Il conte Glauco: dramma in quattro atti ed un prologo in versi/ Milano: C. Barbini, 1877
  • Quel che nostro non è: commedia in quattro atti ed in prosa /Milano: C. Barbini, 1877
  • Un'Aurea plaga: romanza per tenore o mezzo Soprano; musica di Nicolo Massa /Milano: F. Lucca, dep. 1878
  • Edvige: Melodia in chiave di Sol con accompagnamento di pianoforte/ Musica di Antonio Scontrino/ Milano: F. Lucca, dep.1878
  • Letture ed esempi: commedia in quattro atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1878
  • Povera rondinella: Melodia in chiave di Sol con accompagnamento di Pianoforte; musica di Antonio Scontrino/ Milano: F. Lucca, dep.1878
  • Speroni d'oro: dramma in tre atti ed un prologo/ Milano: Barbini, 1878
  • Valentina: commedia in quattro atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1878
  • Matelda: Tragedia Lirica/ musica di Antonio Scontrino /Milano: LUCCA F., 1879
  • La scommessa di Riccardo: commedia in tre atti/ Milano: C. Barbini, 1879
  • Tramonti: dramma in versi in tre atti ed un prologo/ Milano: C. Barbini, 1879
  • Saffo: tragedia in cinque atti/ Milano: C. Barbini, 1880
  • Silvana: commedia in tre atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1880
  • L'hanno tutte, mamma, il suo babbo: commedia in due atti/ Milano: C. Barbini, 1881
  • Mastr'Antonio: dramma campestre in quattro atti in versi/ Milano: C. Barbini, 1881
  • Guai dell'assenza: Commedia in quattro atti/ Milano: Barbini, 1882
  • Bice: dramma in due atti in versi /Milano: C. Barbini, 1883
  • Don Ambrogio: bozzetto drammatico in versi sciolti e in quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1883
  • Gemma ha dei segreti: commedia in tre atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1883
  • Matassa arruffata: commedia in tre atti in prosa/ Milano: Carlo Barbini, 1884
  • Marcellina: dramma in tre atti in versi/ Milano: C.Barbini, 1885
  • Una fortunata imprudenza: commedia in due atti / Milano: C. Barbini, 1885
  • Mio marito: commedia in tre atti in prosa/ Milano: C. Barbini, 1885
  • Valeria: dramma in un prologo e quattro atti/ Milano: C. Barbini, 1885
  • Sotto la pergola: bozzetto in un atto in versi/ Milano: Barbini, 1886
  • I caduti a Dogali e le vittime del terremoto in Liguria: Genova: Tip. dell'istituto Sordomuti, 1887
  • L' infinito: Per Voce di Tenore, con accompagnamento d'archi, flauti e pianoforte; musica da Pietro Platania
  • Sull'alba!: musica di A. Tessarin/ Milano: G. Ricordi e C., t.s. 1892
  • Il Falconiere: Dramma lirico in tre atti, ridotto da P. Mobilia e A. Tomaselli. Musica di Francesco Paolo Frontini /Milano-Torino: Stab. Art. Musicale Arturo De Marchi Edit., 1896
  • L' arlesiana: Opera in quattro atti. Musica di Francesco Cilea /Milano: Tip. Della Soc. Edit. Sonzogno, 1897
  • Dammi...: musica di Vincenzo Valente /Firenze: G. Venturini
  • Fatalità: in 2 atti; musica di Francesco Paolo Frontini (1900)
  • Nel tempo di una volta: musica di Francesco Paolo Frontini (1905)
                  Scena illustrata - Sera !-1.2.1899  
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Dalla cronaca del 1846.


Carlo Marenco lasciò  alla sua morte 5 figli tutti ancora in corso di studii. 


Il secondo per nome Leopoldo batte le orme gloriose del genitore ed è già salito in bella fama di tragico scrittore. Compose pel Teatro Carignano, l'Isabella Orsini, che riscosse gli applausi dei colti Torinesi, il Fra Jacopo Bussolari, non meno applaudito dell'Isabella, e la Piccarda Donati che riportò il premio su quante altre tragedie furono esposte alla società filodrammatica di quella capitale. La Ristori prima attrice dei nostri tempi incoraggia con suoi consigli questo giovane scrittore; l'ebbe a suo compagno in Parigi all'epoca dell'esposizione, che fu per Essa un continuo trionfo, e dove meritò una visita in gran tenuta dallo stesso Imperatore Luigi Napoleone, che ebbe a dire che l'Imperatore dei Francesi doveva far una visita all'imperatrice dell'arte drammatica. Di commissione di questa grande attrice scrisse il Leopoldo Marenco la Saffo che deve andar in scena a Madrid e quindi a Pietroborgo fra pochi mesi e colla Ristori dovrà trovarsi presente l'autore.(*)
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IL Falconiere
Opera in tre Atti
Catania, 1899
Libretto
LEOPOLDO MARENCO
Musica
FRANCESCO PAOLO FRONTINI
 





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Il Falconiere è significativo perchè in certo senso inaugura un filone melodrammaturgico che, sulla scorta di una voga letteraria, si compiace di ambientazioni medievali (più tardi verranno alla luce «Isabeau» e «Parisina» di Pietro Mascagni, «L'amore dei tre re» di Italo Montemezzi, «Francesca da Rimini» di Riccardo Zandonai)
"Sogno di Ottone" - atto 3°

Spera, dilegua, il dubbio
rasciuga le tue ciglia
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Francesco Paolo Frontini fu tra i pochi musicisti, oltre a Giovanni Simone Mayr (nom de guerre Aristotile), ad essersi ispirati alla leggenda di Adelasia e Aleramo.



Musicò Aleramo, mai rappresentata, e il Falconiere, che ha per soggetto ancora Adelasia e Aleramo ed è tratto dal libretto omonimo di Leopoldo Marenco (messo in musica nel 1878 da Tommaso Benvenuti)


Il lavoro doveva esser rappresentato al Teatro Comunale di Ferrara nel gennaio del 1897, ma per motivi di censura così non avvenne e l'opera andò in scena nel 1899 a Catania. 
   


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Bibliografia 
Dizionario universale dei musicisti, ed. Sonzogno 1929
Scena Illustrata, edizioni del 1899

* ho scritto questa biografia per wikipedia.