Quanto di te mi dolgo,
Italia miserella
Che sparuta e digiuna a lor ti accodi,
E degli empi banchetti,
D'uman sangue fumanti,
I tristi avanzi tollerante aspetti.
Misera ! Non così correano il mondo
I tuoi figliuoli industri,
Non gl'innocenti popoli
Insidiando e sterminando a gara,
L'opre, il vessillo, il nome
Rendean di Flora e di Venezia illustri !
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- Per l'impresa Libica. 1911 - Mentre il Verga e il De Roberto combattevano la depressione e Capuana scriveva di favole e spiritismo, la “forza” del Rapisardi si udiva ancora, anche dal letto di morte.
"Se nelle tristi condizioni della mia salute potessi pensare a scrivere versi, io protesterei con tutto ciò che vi è ancora di vivo nell’anima mia contro le prepotenze della guerra, abbominevoli tutte sotto tutte le forme, tranne quelle combattute dai popoli per l’ acquisto e la difesa della propria libertà. Protestano in ogni modo e protesteranno da tutte le viscere del mondo."
Note - Queste parole furono dettate dal Rapisardi, già presso a morire , ad Amelia Poniatowski Sabèrnich, quando più fiera imperversava l’ impresa libica.
Ai giustizieri della Cina, in « Vita internazionale » 1901, di Mario Rapisardi
* Pagine di "Nuove foglie sparse"