Medio
Evo
di
Lucio
Costanzo
Musiche
di Francesco Paolo Frontini
Prima
rappresentazione: Napoli, Teatro dei Fiorentini, 28/01/1899
cantato
dall'artista Bice Carelli (figlia di Beniamino
Carelli,
uno dei grandi maestri di canto ultimo di scuola napoletana) - Concerto Picone
MEDIO
EVO è
una leggenda del giovane poeta Lucio
Costanzo,
musicata da un artista di nome caro ed illustre, il maestro Francesco
Paolo Frontini.
Il
fatto si svolge rapidamente in un prologo e cinque parti: Un principe
, alla vigilia delle nozze, galoppa felicemente verso il castello
della sua fanciulla. che lo aspetta ansiosamente dall'alto di una
torre. Per l'amore, che sta per essere suggellato dal matrimonio, il
cavaliere offre alla castellana una croce d'oro, che ebbe in ricordo
dalla madre moribonda. Sin qui l'amore è fiorito serenamente nei due
giovani cuori; ora la croce svela un orrendo mistero, i due amanti
appassionati sono fratello e sorella, l'avvenire di gioia è sparito,
la felicità distrutta; la giovane desolata piange disperatamente la
morte del fratello e dell' amore.
Il
modo sintetico con cui il fatto è presentato, se da un canto
impressiona di più per la evidenza e il rilievo dei punti più
drammatici e importanti, dall'altro lascia in chi legge od ascolta,
un desiderio giusto d'una rivelazione maggiore delle cause che, così
com'è la poesia, nel sentimento e nell'armonia del verso, bisogna
argomentare interamente dagli effetti. Una ragione potrebbe
giustificare abbastanza questo passaggio rapido da un momento
psichico all'altro, lasciando che il pubblico indovini tutto il
resto: La ristrettezza imposta dalla forma in cui si è voluto
presentar la leggenda, per dare all'arte una produzione nuova per la
scuola musicale italiana.
Però
il maestro, trovando un'eco appassionata e profonda nell'anima sua al
sentimento della lirica, ha saputo svolgere con la musica le idee che
il poeta è stato costretto ad accennare semplicemente. Così il
prologo, in gran parte di genere descrittivo, dice dell'ansia del
cavaliere e della foga dei cavalli, del pulpito della castellana e
del frastuono dei ponti che si abbassano per fare entrar la
cavalcata; e all'incontro dei due cuori, la melodia, con cambiamento
di ritmo e di tempo rivela la dolce commozione di quelle anime che
ambiscono l'amplesso supremo. Così, di parte in parte dai sogni
gentili in cui lo spirito si slancia per delirio sublime di voluttà,
alla gioia reale di amare e di sentirsi amati, la musica eccita e
spiega l'incanto che soltanto le note sanno dare nel loro mistero
soave.
Venuto
però il momento triste, la melodia è tutt'altra, è l'espressione
del dolore che si svela ad un tratto nel la crudele semplicità del
vero. Allora sorge spontaneo il rimpianto, e con felice trovata da
artista, il Frontini fa ripetere la frase dei sogni dell'amore,
quando al dolore presente si contrappongono, per antitesi naturale, i
ricordi carissimi della felicità passata che non può rivivere
più.
Il
lavoro per la sua originalità, per l'eleganza del verso e
l'elevatezza dei concetti melodici, è tale d'attirarsi, come ha
fatto, la simpatia del pubblico.
Celestino Mohor - Sancio Panza 1899 Catania
** Lettera di Jules Massenet
"ho letto le vostre composizioni e vi dico con gran piacere la bellezza che v' ho ritrovato. Quella musica m'ha fatto desiderare di confidarvi le mie impressioni. Invidio le vostre opere e voi scrivete in una lingua musicale che io amo!"
Galoppa nel bosco per l'aspro sentiero
un principe ricco di gioie e beltà,
ha cento scudieri ed un solo pensiero;
la donna che sposa domani farà.
Ed ella da l'agile torre merlata
lo scopre e ne gli occhi le splende l'amor,
e sprona col core la sua cavalcata
che vola ed arriva con lieto furor.
Già calano i ponti, la sposa gentile
riceve l'amore, felice così,
l'amore che in vita le schiude l'aprile,
l'amor che due cori in un palpito unì.
I - (Sogno d'amore).
IL cavalier che il cielo mi destina
m' ha dedicato il cor,
ha giurato ch' io son la sua regina
ed egli è il mio signor.
T'amo, fulgente sol de la mia vita,
piena per te d'incanti,
t'amo ne la delizia indefinita
dei baci inebrianti.
E allor che l'elsa invitta ti saprò
fiera de la vittoria,
qual genio de l'amor ti seguirò,
gloria de la tua gloria !
II - (Addio al castello).
Addio, vecchio castello, in cui si svolse
il fior del viver mio,
un altro amore a l'amor tuo mi tolse,
vecchio castello, addio!
Io ti lascio e ti piango ! le tue mura
sono tutto un passato;
cangia per me la vita e la ventura
ma non ti avrò scordato.
La tua memoria in me sempre fiorisce
nel trionfo de l'amore,
se ad ogni idea che se ne va finisce
una parte di core !
III - (la Croce).
L'amore mio m' ha dato un'aurea croce
in pegno de l'affetto,
sussurrando dolcissimo la voce: -
« Portala sempre al petto.
« Sacro ricordo è de la madre mia
« che morendo mi diè ;
« porta inciso il mio nome e sempre sia
« ricordo caro a te ! » -
Io l'adoro ! chè a l'anima rivela
di lui la gioventù,
e l'amor suo che la mia vita anela
per non lasciarlo più !
IV - (Mistero).
Croce fatal!... svelando il tuo passato
il cor m' hai crocifisso,
l'amore mio sublime e sventurato
lanciando ne l'abisso!
La speranza tramonta.... ed il desìo
cordoglio è divenuto....
Idol diletto, tu del padre mio
tu sei figlio perduto!
Addio, sguardi d'amore, addio sorrisi,
sorrisi che adorai!...
Nel cor vi sento eternamente incisi
ma non vi avrò più mai!
V - (Schianto !)
Morto !... morto !... per sempre irrigidito
il braccio suo diventa....
il dolce suon de la voce è finito....
la sua pupilla è spenta!
Perchè ?... perchè cangiar sogno divino
in desolato pianto ?
Perchè ?... perchè conquidere il destino
il nostro amore santo ?
Ma tu non senti più la mia parola....
finì la nostra sorte!...
Fratello mio!...or derelitta e sola
resto a invocar la morte !
***
Come si vede, in sei gruppi di strofe, di dodici versi ciascuno è svolta una leggenda del contenuto eminentemente drammatico, e la cui tela avrebbe potuto servire ad un voluminoso romanzo o ad un lungo dramma.
Questo è secondo me il merito principale del componimento poetico del Sig. Costanzo, il quale ha saputo condensare in quei sei brevissimi canti uno straziante episodio d'amore condannato dal destino. E tanto più ammirevole ne riesce l' arte, quando si pensi che la forma non è narrativa impersonale, ma rappresenta lo sfogo di un'anima dapprima in giubilo, e poi in pena, la quale in piena dei suoi affetti canta e rivela lo strazio dei varii episodii del suo amore. Il componimento ha dunque la forma del monologo prescelta appunto per le esigenze della musica da sola. Solo ha forma narrativa impersonale il prologo il quale può a parer mio esser detto anche dalla stessa voce che da principio narra impersonalmente la corsa del cavaliere baldo di fede e di cuore, che corre ad impalmare la bella castellana, e quindi la stessa voce immedesimandosi nell'episodio, e fare suoi gli sfoghi dell'amorosa fidanzata sacrificata cosi crudelmente dalla fatale rivelazione d'una crocetta regalatale dal cavaliere.
Il compito adunque tanto difficile di condensare in poche strofe tutta la tela dell'episodio, e, sotto forma di monologo, è stato superato dal Costanzo tanto felicemente, da rendere propizia la via al maestro compositore.
I versi poi sono così scorrevoli, e la forma così sobria, la dizione cosi schietta, e scevra di ricercatezza che danno vita e colorito efficace ai vari episodi ed ai vari affetti che vi si concatenano.
Su questi versi e su questa tela il nostro maestro F. P. Frontini ha intessuto le sue melodie, che pregustate in qualche salotto, hanno già fatto parlare tanto benevolmente la Stampa prima della loro pubblicazione.
Corriere di Catania, Delta
Proseguendo
la recensione del nuovo lavoro del M. Frontini, mi studierò di
fornire ai lettori un sommario della parte musicale.
Il prologo si
apre con un movimento caratteristico in re
bemol e, del
solo pianoforte, in tempo 3|8 con qualche intermezzo di
battute in sei;
in modo che l'insieme ritmico riesce mimetico dello scalpitio di
cavalli, questo movimento prosegue nei bassi ancora quando la voce
con un canto declamato svolge le prime due strofe.
L'intento
artistico è raggiunto con tale perfezione che non solo si resta
ammirati nella parte descrittiva del pianoforte, per la felice
imitazione, ma nel successivo insieme col canto, si hanno
contemporaneamente presenti le rappresentazioni della corsa del
cavaliero, e quella dei pensieri che lo dominano in quel
momento, svolti dal canto.
Questa
frase declamata esce quindi in una frase larga in tempo 6|8 agli
ultimi due versi: L'amore
che in vita le schiude l'aprile....
che ferma opportunamente l'attenzione sul concetto espresso
dalle parole.
E
il prologo viene chiuso con parecchie battute del solo pianoforte che
torna al primo tempo e ritmo.
I
- Sogno d'amore.
Segue
questa melodia nella quale la bella castellana in attesa del
cavaliero dà sfogo alla piena dei suoi affetti e delle sue gioie con
un canto appassionato, andante in
la bemolle, mentre
il basso riproduce, come eco lontana, la melodia che i cantini
accompagnano con ritmo di crome sulle note acute.
E
in questo canto il Frontini trasfonde tutta la passione che l'animo
suo di artista ispirato gli suole suscitare, specialmente alla
frase «t'amo
fulgente sol... » che
prorompe dopo una battuta di pausa, con un fa
minima.
La
melodia si chiude con un pianissimo alla parola «t'amo» ripetuta
per due battute interrotte da una battuta di pausa, su due note
decrescenti, e con sapiente monotonia d'accordo da tradurre insieme
la dolcezza ineffabile di quella espressione.
II
- Addio al castello.
La
bella castellana sul punto di correre fra le braccia del suo amore, e
di abbandonare il natio castello, gli rivolge l'ultimo addio con una
melodia in sol minore
che
comincia sulla quarta del
tono e precede con accompagnamento pesante di semiminime,
come
a denotare la tristezza di quel saluto; alla quale viene ancora
accresciuto il colorito e l'espressione dalla frase: «Se
ad ogni idea che se ne va, finisce - una parte di core... » tessuta
su note basse del canto.
E
qui la melodia, il cui stile comincia ad elevarsi, riproduce cosi
fedelmente la dolce malinconia dell'abbandono, tanto nella tessitura
della frase musicale come nel colorito del tono minore, che
compenetra della situazione e commuove addirittura.
III
- La croce.
Qui
l' amorosa. castellana ricorda il dono di una crocetta fattale dal
suo fidanzato quale prezioso talismano.
E
la melodia in do
maggiore, con
andamento largo, in tempo 2|4, con accompagnamento sincopato sul
violino segue il concetto del misterioso regalo a cui un
presentimento indeterminato, sovrasta quasi, da principio, per
diminuire il godimento, finchè il canto erompe in una frase
appassionata alle parole «Io
l' adoro... (la croce)» in
cui cangia il movimento dei bassi e cangia la tessitura, come per l'
erompere di un affetto prepotente che vince ogni preoccupazione
incosciente.
IV
- Mistero.
I
sogni d'ebbrezza sono distratti. La castellana ardente d' amore
ha riconosciuto , con quella crocetta, che l' amante è suo
fratello.
La
rivelazione è preceduta da poche battute del pianoforte, con una
frase ad andamento largo, la quale si ripete fra la prima e la
seconda strofa; e la melodia s' apre in mi
minore , con
una tale tessitura di note che lo stile cessa di avere la
caratteristica da sala, e raggiunge l' altezza di stile d' opera;
quindi la melodia passa nel tono maggiore alla frase : Addio
Sguardi d' Amore che
dà più segnatamente l' impronta di romanza d' Opera, a questa bella
melodia della quale l' arte e l' ispirazione hanno fatto un piccolo
capolavoro, il cui pregio è accresciuto da certe alterazioni di
tono, e movimenti di biscrome nei bassi, di effetto originale.
V
- Schianto !
L'
amore è morto, violentemente ucciso dal Destino. Non resta che il
pianto e la disperazione.
Il
pianoforte preludia a solo, sotto cinque battute di pausa nel canto ,
lo schianto di quell'anima in pena, con accenni gravi fraseggiati e
accompagna in la
minore con
note pesanti, tenute, un declamato su note basse.
Succede
un tempo di marcia funebre per pianoforte, mentre la voce piange un
canto che sfiora l'
altro alle parole «
perchè ? perchè ?» e
la frase del pianoforte con un crescendo molto sensibile va a
risolvere in una frase straziante interrotta dalla voce che, come un
singhiozzo grida: Morto
! .
Indi ripetendosi la frase del«
Sogno d' amore » in
contrasto coll'attuale momento psicologico di suprema disperazione,
con un tremulo nel violino, la voce a frasi spezzate canta: Ma
tu non senti più la mia parola »
finchè finisce ancora, come eco di dolore, col grido ripetuto «
Morto ! .
Anche per orchestra
La partitura di Frontini prevede l'utilizzo di:
flauti, oboi, clarinetti in sib, fagotti
corni in Mi b, timpani, arpa, archi.
* Il poema "Medio Evo" musicato da Francesco Paolo Frontini è stato scritto da Lucio Costanzo, nato a Mineo nel 1872 da Giuseppe e da Marianna Cirrone. Autore di altri componimenti poetici, tra cui "Il Veltro" pubblicato da Giannotta editore di Catania. Il padre era uno dei più cari amici di Luigi Capuana che lui stesso conobbe e frequentò. Egli stesso era un bravo musicista e compose sopratutto dei valzer. Insegnò al Liceo Cutelli di Catania, ove morì negli anni 30, non avendo avuto figli dal matrimonio. Questa breve biografia è tratta da memorie di famiglia. Vincenzo G. Costanzo.