Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo
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giovedì 17 marzo 2011

Per l'unità d'Italia

 - Una patria, a cui sia limite il polo,
una famiglia, a cui sia fede il vero. -

Da « L'Atlantide »
(1894) (da notare la lungimiranza del poeta)

Non più Dei, non più re! ferree chimere
artigliatrici dell’uman cervello,
che d’ombre inebbriato hanno il pensiero
e fatto della terra il cielo avello:
colpa la verità, scherno il sapere,
croce l’onor, la libertà flagello.
Il genio e la virtù pena infinita,
merito la viltà, strazio la vita.
-
Servi non più, non più signori! Eguali
tutti! Qual sole che consola il mondo,
Giustizia e Libertà sopra i mortali
verseranno un fulgore ampio e giocondo:
e sradicando le miserie e i mali
di cui solo finora è il suol fecondo,
germogliare faranno e al ciel vicino
sorgere della Pace il fior divino.
-
Patrie non più! Non più biechi e selvaggi
termini a cui l’umana onda si spezza,
per cui depone Amore i dolci raggi,
e stolta vanità gli odi accarezza;
per cui l’Odio è virtù, studio gli oltraggi,
l’omicida furor nobile ebbrezza,
arte sublime e glorioso vanto
spremer di sangue un fiume, un mar di pianto!
-
Ma una patria, una legge, un popol solo,
che nell’opre del braccio e del pensiero
sempre più sorga a luminoso volo
e incalzi sempre più l’arduo mistero:
una patria cui sia limite il polo,
una famiglia a cui sia fede il Vero,
un amor che confonda entro se stesso
gli esseri tutti in un fraterno amplesso.
-
Di rei computi padre e di sospetti
non più costringa i cori avido Imene,
perché preda al fastidio indi li getti
di pregiudizj carchi e di catene:
indi covata in trafficati letti
un’egra stirpe tralignando viene,
che smaniosa nel suo ferreo dritto
dal tedio e dall’error giunge al delitto.
-
Spieghi libero Amor l’ali fiammanti,
e ravvivi la terra al par del sole,
sì che dal bacio di due cori amanti
rigogliosa e gentil sorga la prole.
O forte Amor, co’tuoi moniti santi
suscita la civil torpida mole;
abbia dal regno tuo vario e fecondo
vita novella ed equa legge il mondo!
-
Non più colpe e delitti! orrido gregge
che dell’error le ortiche ispide bruca,
cui non torvo rigor frena e corregge
fra ceppi infami in sotterranea buca,
ma paurosa iniquità di legge,
ma fame orrenda a fatti orrendi educa,
finché largo di oneste opre e di pane
non redima l’Amor l’anime umane!
-
Come un sogno d’amante e di poeta
allor sorriderà l’ampia Natura,
la terra allor sarà fertile e lieta,
libera qual pensier, qual foco pura,
madre che tutti nutre e tutti allieta,
che l’opra alla mercè libra e misura,
provvida madre che i sudati frutti
porge benigna ed ugualmente a tutti.
                                                                              Mario Rapisardi


Vous ètes un prècurseur…….(V. Hugo)

Vedi anche:

sabato 16 ottobre 2010

Ad una Barca - di Luigi Capuana

Barca, abbandonata in cotesto seno
Melmoso del fiume, fra gli alti giunchi,
Che mi sembri una gran nera culla
Mossa dal vento;

Io ti vidi scorrere altieramente
Sullo spumante dorso dell'onda orgogliosa,
E parevi un'allegro pesce guizzante
A fior d'acqua.

Avevi la rossa prora incoronata di fiori
E i tuoi sottili remi si piacean di tuffarsi
Per rilevarsi subito tutti grondanti
Di liquide perle;

Mentre i tuoi fianchi s'agitavano contro
L'urto stizzoso della corrente, pari
Ai curvi fianchi d'una bella fanciulla,
Quando il braccio

Ardito d'un amante li cinge. E, gloriosa,
Recavi da una sponda all'altra, rapidamente
 I tuoi fieri barcaioli che parevano
L' anima tua.

Ahimè, la tua rossa prora scolorossi,
E i tuoi sottili remi si consunsero, ahimè,
Sotto i perfidi baci e continuati
Delle liquide perle!

E i superbi tuoi fianchi furon sdruciti
Dall'urto vincitore della forza del fiume;
E, l'anima tua, i fieri barcaioli
T'abbandonarono !

Fra la melma e fra gli alti giunchi, tutta
Rosa dall'umido, senza remi, senza
Nulla, tu sembri cosa morta e di tanto in tanto
L'onda ti culla.

Oh, come sei piena di tristezza! Oh come
Devi tu invocare che questo fiume si rigonfii
E dal seno melmoso al mare, al mare,
Sfasciata ti trascini !
                                1888

* Dai nostri poeti viventi - ed. Loescher & Seeber, 1891 - a cura di Eugenia Levi
 Luigi Capuana a Milano (inedita)