DON CARLO fu uno dei primi a divulgare a Catania l'opera dell'Alfieri, del Foscolo, del Monti e del Parini e a educare i giovani catanesi ai sentimenti di patria. Nel 1831, fonda un istituto di Ideologia, quasi subito soppresso dalla polizia borbonica (che lo considerava un centro di cospirazione), partecipò ai moti dell'estate del 1837 (v. «Figli di Caronda » - Carboneria) insieme con il Barbagallo Pittà . Scampato alla repressione borbonica, fondò nel 1846 il Gabinetto di lettura Ateneo Siculo. Durante la rivoluzione del 1848-'49 fu, per breve tempo, commissario del potere esecutivo ma dopo l'ulteriore fallimento dei nuovi moti rivoluzionari si estraneò dalla attività cospirativa dedicandosi esclusivamente allo studio. Poco prima della venuta di Garibaldi, ritornato a cospirare, patì più volte il carcere. Rapisardi lo ricorda pieno di « entusiasmi di giovane e ingenuità di fanciullo ». Lasciò alcune opere inedite.
1
Carlo Ardizzoni
uomo di vario sapere
di tenace proposito, di sincera virtù
visse con l'animo fra' migliori antichi,
e di loro fu degno.
2
Lo studio amoroso
della lingua d'ltalia
gli alimentò il culto della patria
la piena scienza
delle umane istorie
gli crebbe la religione
dell'Ideale.
3
Quand'era delitto il pensiero
liberamente pensò,
e da libero operò in tempi difficili,
serbando incorrotto il cuore
incontaminate le mani.
4
Sdegnoso di sette,
amatore rude e divulgatore impetuoso
di verità,
fu prediletto da' generosi
da' prepotenti temuto,
rispettato da tutti.
5
Ignaro delle arti giovevoli alla fortuna
mantenne fino agli anni più gravi
entusiasmo di giovane, ingenuità di fanciullo:
visse da poeta, morì da filosofo:
divina schiettezza dell'animo!
Questo autografo Rapisardiano, attraverso il quale appare la figura di Carlo Ardizzoni, ci riporta ad un numero unico divenuto ormai raro e introvabile, che un «giornale politico bisettimanale» del tempo: «Il Mongibello» (che, era diretto da G. Vitale Palazzo; aveva l'ufficio di amministrazione al numero civico 16, secondo piano, di via Biscari; si stampava per i «tipi di Roberto Giuntini» e si vendeva «centesimi 5 il numero, arretrati centesimi 10») dedicò alla memoria del patriota catanese.
Bibliografia:
Enciclopedia di Catania - Tringale editore
Catania vecchia e nuova, di Francesco Granata - Ed. Giannotta 1973
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