La Biblioteca di Mario Rapisardi - di Rodolfo de Mattei
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Rivista mensile "la parola e il libro" n.4 1963
Intervista con Amelia Poniatowski, compagna del Poeta
Oblio e odio, di Lorenzo Vigo - Fazio.
Pregai
un mio amico adulto, il Prof. Giorgio Buscema, d'accompagnarmi, e
andai con lui a bussare alla porta dell'appartamento, che fu l'ultima
abitazione dello scrittore.
La
Signora Amelia Poniatowski e il Dr. Alfio Tomaselli, a cui ella, da
pochi giorni, era andata sposa, ci accolsero garbatamente e mi
fornirono le notizie che desideravo.
Così, «Il
Tirso» di Roma, periodico d'arte fondato da Gabriele
D'Annunzio, nel n. 36 della decima annata, il 16 Novembre del
1913, pubblicò, in prima pagina, su quattro colonne, il mio
articolo: «Oblio e odio alla memoria di Mario Rapisardi (Intervista
con Amelia Poniatowski, compagna del Poeta ».
Ne
riproduco, qui appresso, alcuni passi salienti:
«-
Oh, come sono contenta della loro visita!... Avrei dovuto mandare io
qualche cosa ai giornali del continente, per protestare contro questa
indegna congiura d'odio e d'oblio... Ma giacché loro hanno avuto la
bella idea di venirmi a trovare, non ne fa più d'uopo. - Ci dice la
Signora Poniatowski ».
...«
- Come hanno veduto, la casa ha perduto la fisionomia di prima,
perfino la terrazza, così cara a Mario, scompare... »
«
- Ma ci dica: non ha reagito ella contro questa violazione? »
«-
S'io abbia reagito!... - esclama calorosamente. - Ma se io mi sono
votata a tutti i santi... del potere: a sindaci, a deputati, a
municipi, a giunte...».
«
E non le hanno dato ascolto? »
«Neanche
per sogno. Il padrone di casa mi ha risposto che s'era messo
d'accordo col Municipio.
Ne
ho parlato ad artisti, a letterati, a politici. Nessuno ha saputo
impedire... quest'accordo. »
«Sarà
stato forse perchè Mario, ch'era un'anima alta e nobile, ed ebbe
sempre il torto di dire la verità - la quale certe volte riesce
amara - scrisse qualche parola frizzante contro municipi, sindaci,
onorevoli, giunte comunali, amministrative, ecc. Ed ora se ne
vendicano... »
«
- E' la vendetta dei vili! - soggiunse il mio amico. »
«
- Con l'odio, il disprezzo, l'oblio... Ma Mario resta sempre quello
che è; io lo chiamo l'Uomo della verità. »
«
- E sanno cosa se n'è fatto del cadavere? - ci
chiede il dottore. »
«
- Ecco, lo spiego loro subito. - soggiunge la Signora Amelia - Il 4
Gennaio, farà due anni che il Grande e scomparso. Ed è da quasi due
anni, perciò, che il suo corpo giace, non ancora tumulato,
nell'ufficio del cappellano del cimitero... Quel povero dottore che
l'ha imbalsamato, affinché i sorci non lo mangiassero, ha usato
tutti i mezzi... Perché le mosche non cadano nel piatto, ci mettiamo
sopra una coppa di rete metallica, così hanno fatto con lui... »
«
- E nessuno reclama? - gridai. »
«
- L'altro giorno, un gruppo di giovani, in segno di protesta, venne
ad apporre quella lapide - ci dice ella, mostrandoci col dito,
appoggiata ad una sedia, una lastra di marmo d'un metro quadrato
circa. -
Trascrivo
quello che vi sta scritto:
RICORDANDO
L'IMMORTALE MAESTRO MARIO RAPISARDI
GLI
STUDENTI UNIVERSITARI
XX
Settembre 1913
«
- Si figuri che costoro che si dicono discepoli di Mario, attaccarono
la lastra sul muro del domicilio del Signor Chiarenza!... E che
chiasso fecero!... »
«
Appena io mi fui accorta dell'errore, dissi: - Non sono ancora due
anni che Mario Rapisardi è morto, e non vi ricordate più dove è
vissuto! - »
«
Ed ordinai subito che togliessero quella lapide. ».
-Ed
i mobili?
«
- Sono rinchiusi la dentro - ci dice, indicandoci la porta a
tramontana (quella dello studio), che è chiusa con diversi
lucchetti. - Un numero rilevante di volte ho mandato a dire al
Municipio che li tolgano, e non li lascino rodere dai tarli, ma
coloro fanno orecchio da mercante. Anzi, ogni volta, hanno mandato
qualcuno, per aggiungere un altro lucchetto; e l'ultima volta, fecero
ricoprire esternamente di latta le imposte dei due balconi dello
studio. »
«
I manoscritti, almeno, sono al sicuro? »
«
- Ma che! Sono pure la dentro, gettati per terra, alla rinfusa... »
«
Dio voglia che i topi li abbiano rispettati. Se ne trovano fra essi
alcuni inediti, che Mario scrisse, adolescente, fra la vita e la
morte. Anche quelli della "Palingenesi" e d'altre opere. »
«
- Perché il Municipio non li rileva? E tutti gli oggetti sono
catalogati? »
«
- Niente affatto. Prima di morire, Mario mi diceva sempre:
"Cataloghiamoli! Cataloghiamoli!" E loro: "C'e tempo!
C'e tempo!" ».
...«
Loro che sono liberi scrivano, scrivano tutte queste cose che il
pubblico non sa! »
«
Promettiamo di dire tutta la verità ai nostri lettori, e
ringraziando, ce n'andiamo, con nel cuore, un sacro impeto di sdegno.
»
La
pubblicazione di tale mio articolo suscitò uno scalpore più grande
del previsto. Numerosissimi furono i quotidiani, le riviste, i
periodici che lo riprodussero o lo riassunsero; e tutti, prendendo le
mosse dalla vibrante nota di protesta, che il Comitato di Redazione
del « Tirso » vi aveva posto in calce. Anche taluni importanti
quotidiani stranieri pubblicarono quanto io avevo denunciato
all'opinione pubblica, biasimando l'incuria del Municipio di
Catania.
La
stampa catanese quotidiana e periodica faceva larga eco
all'indignazione nazionale ed estera.
Così
che l'amministrazione municipale fu costretta a provvedere al più
presto a dare onorata sepoltura al Poeta; ed invitò Carlo Pascal a
commemorarlo, nel Teatro Massimo Bellini.
Ricorderò
sempre con compiacimento codesto coraggioso episodio giornalistico
della mia adolescenza, il quale mi procurò la malevolenza dei
responsabili dell'abbandono, in cui erano stati lasciati li cadavere
di Mario Rapisardi e le sue cose; e d'altro canto, segno l'inizio
della campagna, da me durata in Italia ed all'estero, per diffondere
il pensiero del Poeta, rivalutarne l'opera e difenderne la fama(1).
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(1) Nel 1922, commemorai, in Catania, il X anniversario della morte di M. Rapisardi, pronunciando, nel Teatro Massimo Bellini, un discorso su « L'epistolario inedito di Mario Rapisardi », che fa parte del mio volume « Saggi e Discorsi», edito, nel 1925, da « Bottega d'Arte » di Carpi di Modena.
Ho scritto del Rapisardi, su tanti giornali e riviste; e nei periodici da me diretti «Endimione» (Casa editrice «Ausonia », Roma) e « Rivista di Catania e del Meridione », la vita e l'opera del Poeta vi furono ampiamente illustrate.
Nel 1930 l'editore Alfredo Formica di Torino pubblicò la raccolta, a cui avevo atteso per quindici anni: « Mario Rapisardi: Prose, Poesie, Lettere postume, raccolte e ordinate da Lorenzo Vigo-Fazio ».
Il 4 Gennaio del 1933, in Parigi, nella sede della «Dante Alighieri», commemorai il XXI anniversario della morte del Poeta, tenendovi un discorso su « L'opera e la fortuna di Mario Rapisardi», il quale, nel 1955, fu pubblicato in opuscolo estratto dalla « Rivista di Lecco ».
II 3 Febbraio del 1944, l'Assemblea dei Soci del Centro di Studi Rapisardiani, in Catania, mi elesse suo Socio onorario; e nella seduta del 7 Novembre 1954, in seguito alla morte del suo illustre Presidente, Prof. Francesco Marietta, mi chiamò, con voto unanime, a succedergli, in tale carica. Nel 1962, il Centro di Studi Rapisardiani in Catania pubblicò il mio libro: « Mario Rapisardi nel cinquantenario della morte ».