Maria Rosa De Luca - Università di Catania "Echi della Sicilia in salotto. Musica e identità culturali nell’Italia di fine Ottocento" Presiede Carlida Steffan Giornate di studio Venezia, Fondazione Levi 29 Settembre 2023
Maria Rosa De Luca - Università di Catania "Echi della Sicilia in salotto. Musica e identità culturali nell’Italia di fine Ottocento" Presiede Carlida Steffan Giornate di studio Venezia, Fondazione Levi 29 Settembre 2023
Rivista del comune di Catania – anno III, n. 5 – settembre-ottobre 1931
art. di Saverio Fiducia
[…] Verga non aveva mai posato per ritratti, salvo che davanti all'obiettivo fotografico e quando si pensi che qui nella sua città c'era Antonino Gandolfo, il quale era a lui legato da antica amicizia e non aveva ottenuto che qualche quarto d'ora per uno schizzo, di cui dirò fra poco; quando si pensi altresì che il romanziere, a Firenze, a Milano, a Roma era stato, cotidianamente a contatto del Corcos, del Carcano, del Fattori e di tanti altri, la cosa pare straordinaria. E' tale parve anche al Bianchi, talchè quando meravigliato il pittore gliene chiese la ragione, Verga rispose: « Già... ma non lo so neppur io ».
Probabilmente quel signore dalle maniere aristocratiche e dalle parole contate, così indolente da sembrare accidioso, riconosceva in sè stesso quella tal quale insofferenza a star fermo in una posa di finto riposo, forse per ore, che a molti appare ostacolo insormontabile; o pure la sua signorilità, ch'era innata, gli vietava di accettare un dono ch'egli non avrebbe potuto ricambiare che con un libro; quando invece, per molti dei suoi amici pittori e scultori, a parte che per essi dipingere o modellare era una gioja, una gioja sarebbe anche stata il fermarne sulla tela o nel marmo, le fini sembianze. Sta di fatto che il ritratto del Gandolfo, a cui accenno più sopra, l'attuale possessore l'ebbe dallo stesso pittore, e non può dirsi che al Verga non debba essere piaciuto.
Antonino Gandolfo schizzò, credo, questo piccolo ritratto, da noi riprodotto sulla copertina, verso il 1888, l' anno di «Mastro don Gesualdo», E' a penna, leggermente acquerellato e se non può gareggiare nelle finalità e nel risultati con un olio, esso è pur sempre opera notevole, di fine indagine psicologica.
Bastarono pochi tratti al pensoso pittore della « Cieca » per fissare sul primo pezzetto di carta capitatogli sotto mano, il più somigliante ritratto di Giovanni Verga. I lineamenti spirituali dello scrittore, al quali un nervoso ma sicuro virgolato dà, ora un risalto scultoreo ora una vellutata delicatezza di mezze tinte, sono fermati con l'anima amorosa del poeta che penetra nell'anima di un altro poeta. Ci vorrebbe una lente d'ingrandimento per comprendere appieno tutto l'inarrivabile magistero con cui sono ottenute nell'originale l' umida trasparenza delle iridi, la profondità delle pupille, la molle linea della bocca ombreggiata dai folti baffi spioventi. Una leggera acquatinta, ultima risorsa del maestro, distesa sul disegno stabilisce i toni e dà a questo schizzo il colore. E' firmato ed appartiene a F. P. Frontini. Rimpiangiamo, nondimeno, che il più artista dei pittori dell'ottocento catanese non abbia fermato l'effige del poeta di Bianca Trao e di Mena Malavoglia, in una delle sue teste portentose, tutte ombre impenetrabili e guizzi luminosi.[…]
Lo studio e galleria collezione Frontini |
Dopo "Dolce abbandono" e "Confidenze" Roberto Frontini pubblica la 3° raccolta di musica pianistica di Francesco Paolo Frontini e gli siamo grati
L'INFINITO
Dell' efimero ingegno oh stolta audacia
Che tenta scandagliare l'infinito,
Come il fanciullo l'alta onda che bacia
Con trepidi susurri l'ermo lito!
Oh l'infinito! Magica parola
Creata dal pensiero impetuoso,
Uscita, nell'ebrezza, dalla gola
Arsa di sete, in faccia al radioso
Cielo cui mille solcano diamanti!
Ma che sai tu, mio labile pensiero,
Degli astri nello spazio rutilanti,
Che del conteso, dell'estremo vero?
Non la piccola casa ov' io m'aggiro
Conosco appieno, non la mia città
Natale: ignoto quel che vedo e miro
A me d' intorno, quel che viene e va
Sangue venoso e rosso entro il mio cuore,
Degli occhi la famelica pupilla
Che d'ogni cosa sa forma e colore,
Ignota della selce la scintilla
Che, sorta appena, tosto si dilegua!
Nulla conosco, e nulla t'era noto,
Poichè la parte al tutto non s'adegua,
O Leopardi, tu che il grande Ignoto,
Che l'Infinito intendere credesti
Dall'ermo colle che ti fu si caro!
Miraggio fu che l' uomo alza a' celesti
Abissi ; ma, sparito, in un amaro
Fiume s'annega l'uomo sconfortato.
Quanto più sano chi nel cerchio breve
Della famiglia, nel suo gramo stato
Riposa ! una dolcezza alta riceve
Dalle piccole cose! un moscerino
Gli è cagion di letizia, un dolce canto
Gl' insinua per le vene un si divino
Palpito e gli produce un tale incanto
Nel cuore, ch' ei non cura se le stelle
Sian piccole cosi come le vede
Lo sguardo grosso, o smisurate nelle
Profondità del cielo! E nulla chiede
Del suo destino! Ma il pensiero invitto
Che irrequieto irrompe dalla chiostra
Del capo, quanto più cade sconfitto,
Tanto più altero e grande si dimostra
Nel sogno vano d'abbracciare il mondo
Universale ! O Leopardi, e tu
Col tuo pensiero discovristi il fondo?
Pensier dell' uomo, ne sai forse più?
Il primo a sinistra è Gesualdo Manzella Frontini, siciliano, notissimo esponente del futurismo italiano. Professore di latino e italiano, si ritrova a Cassino subito dopo la laurea e qui insegnò quasi ininterrottamente fino agli anni Trenta, divenendo una figura di spicco nella cultura cassinate".
" (...) interessante la vicenda umana e intellettuale di Gesualdo Manzella Frontini, nativo di Catania ma attivo a Cassino. Egli, che fu tra i maggiori rappresentanti del futurismo in Sicilia, arrivò a Cassino alla fine degli anni Dieci del Novecento per insegnare Italiano nel locale Liceo classico.
Nel novembre del 1914 fondò insieme con Carlo Baccari e Gaetano Di Biasio, la rivista mensile di letteratura e d’arte «Le fonti».
Nel giugno 1934, nella cavea dell’anfiteatro romano di Cassino, venne messo in scena il suo dramma La madre immortale, che egli stesso definì «azione epica in due tempi» e «primo esperimento di teatro per masse».
Alla rappresentazione prese parte una grande attrice del tempo, Marcella Albani, mentre la regia fu opera di Antonio Franchini. Importante fu il coinvolgimento delle scuole locali nonché «di artigiani e popolo, ideando così un movimento teatrale di masse all’interno di un dramma teatrale» 1
1 Centro Documentazione e Studi Cassinati, Dal Teatro Manzoni al Cinema Teatro Arcobaleno. Cento anni di spettacoli ed eventi a Cassino, Cassino (FR) 2010, p. 16.