Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo

venerdì 23 luglio 2010

MARIO RAPISARDI SECONDO DE GUBERNATIS

Tratto da .paroledisicilia.it, di Silvio Ulivelli

Il profilo biografico di Mario Rapisardi scritto da Angelo De Gubernatis nel 1912, e mai più ristampato esce in una nuova edizione completa di introduzione, nota biografica e commento al testo. L’Autore indugia soprattutto sulla personalità morale del poeta catanese, cercando di riscattarla dalla «fosca leggenda» costruitagli intorno dai suoi nemici; sono invece trascurate le contingenze private e pubbliche della sua vita, d’altronde povera di accadimenti. Il libretto comincia con il ritratto del carattere e dello stile di vita del Rapisardi, abbozzato in una nota di Amelia Sabernich, sua fedele compagna dal 1885; seguono pagine autobiografiche del Rapisardi, tratte da Peccati confessati del 1883, che rievocano la formazione morale e letteraria del poeta fino ai vent’anni.

De Gubernatis delinea poi la carriera accademica di Rapisardi, accenna alla polemica con il Carducci e conclude con una veloce descrizione della sua opera letteraria, un personale giudizio e infine una panoramica sulla fortuna del poeta in Italia e all’estero.
Il lavoro di De Gubernatis è ancora oggi un prezioso strumento di conoscenza per chiunque desideri avvicinare la controversa personalità umana e artistica di Mario Rapisardi, che ai nostri giorni è praticamente sconosciuto ma occupa un posto rilevante nel panorama della poesia italiana del secondo Ottocento.

Mario Rapisardi, di Angelo De Gubernatis. Edizioni Remo Sandron. Pagine: 60. Prezzo: € 9,00.

Il libro si può acquistare sul sito www.sandron.it

giovedì 1 luglio 2010

A Cavalleria rusticana, la Sicilia rispose con Malìa (la storia)


Dalla sua polemica al successo bolognese: questa è la storia dell'opera Malìa di F. P. Frontini oggi, ingiustamente posta in oblio.

Non sempre il maestro Frontini era propenso a far confidenze, ma negli ultimi anni della sua vita ne fece qualcuna assai interessante.

Si tratta della storia della “Malìa”, il maggior lavoro del musicista catanese e certamente uno dei più bei melodrammi “veristi" dell'ultimo ottocento, degno della più fortunata popolarità se non fosse nato sotto cattiva stella.
“Malìa” ebbe una genesi polemica.

L'idea di un'opera di argomento e carattere siciliani nacque, nella mente del Frontini, poco dopo l'apparizione della “Cavalleria “ mascagnana.

Non fu sentimento di invidia quello del musicista catanese - ma una specie di risentimento campanilistico.

Frontini aveva, fin dal 1882, iniziato la raccolta di cantilene e arie popolari catanesi che - sotto il titolo “Eco della Sicilia” - aveva pubblicato presso Ricordi.

Per merito suo l'Italia aveva potuto conoscere ( per la prima volta Mi votu e mi rivotu, Ciuri..ciuri, Amuri, amuri e altri 47 canti ) i veri sentimenti che si nascondono in questa ermetica anima siciliana e che sogliono effondersi attraverso i canti popolari.
Dal canto suo Giovanni Verga - e nei libri e sul teatro - ne aveva saputo mettere in giusta luce tutti gli aspetti della primitiva psicologia.
Frontini era molto amico del Verga e non gli garbò molto vedere tradotta la scarna e densa prosa verghiana ai versi piuttosto retorici intonati da una musica che recava accenti dialettali toscani.
La Sicilia è dei siciliani pensò, e raggiunse Luigi Capuana che, in quel tempo viveva a Roma.
Poeta e musicista dopo molte discussioni, si accordarono su un soggetto originale e di grande evidenza scenica.
L'argomento era verista s'intende, non per nulla il Capuana era il propugnatore italiano della nuova corrente estetica.
Ma il musicista chiese un verismo che non mettesse in evidenza un fattaccio: desiderò la narrazione di una vicenda passionale imperniata si su un “documento umano” ma trasfigurata e purificata dalla musica.
Frontini ritornò a Catania con la testa in fiamme e aspettò il libretto che Capuana gli aveva promesso.
Passarono settimane, quindi qualche mese.
Poi la poesia del libretto cominciò ad arrivare a squarci, a brani, a pezzetti e a Frontini, oltre che il musicista, toccò fare il sarto per ricucirli insieme.
Poesia ottima, versi incisivi si, ma troppo scarni, troppo laconici nei quali la musica - nella sua espansione sentimentale - mal si costringeva.
Il musicista cercò di allungare i versi con qualche ripetizione in attesa che il poeta gli inviasse sviluppi richiesti e il resto del libretto.
Ma Capuana tacque del tutto e Frontini rimase, inoperoso a rodersi nell'attesa.
Fortunatamente non era uomo da abbattersi.
Ripartì per Roma e Capuana se lo vide piombare inaspettato, in quell'ultimo piano della casa dove abitava.
Le parole del musicista furono secche e concise come, fino allora, erano stati i versi del poeta.
Non mi muoverò più da qui se non prima potrò portare con me il libretto di “Malia” completo.
Capuana cedette.
Mise da parte gli altri lavori incominciati, raccolse gli appunti sparsi del libretto di “Malìa” e vi si buttò a corpo morto.
Il lavoro, in breve prese forma.
Il libretto venne acquistato dal musicista che ritornò a Catania elargendo sorrisi, ringraziamenti e tante scuse al poeta: poi lo fece leggere a Mario Rapisardi, lo lesse lui stesso ad una piccola cerchia di amici: tutti lo trovarono bellissimo.
Con questi consensi, il musicista si mise a lavoro e terminò l'opera in poco tempo.
Con il manoscritto Frontini si recò a Milano da Giulio Ricordi, suo editore.
Il quale ascoltò e lodò molto l'opera, però…. però quell'anno c'era troppo lavoro: bisognava rimandare la stampa e la rappresentazione di “Malìa” per l'anno seguente, Frontini, che bolliva non se ne persuase affatto.
Chiuse la partitura e infilò l'uscio con tanti saluti per l'editore famoso il quale lanciò al musicista focoso la sua pacata profezia: Ve ne pentirete.
Li per li Frontini non ci badò affatto.
Un nuovo Editore di musica, il Demarchi, voleva insediarsi a Milano e cercava giovani musicisti da lanciare .
Era una manna. Frontini si presentò a lui e gli fece sentire la sua opera.
“Malìa” venne subito accettata e inclusa nel cartellone del teatro Brunetti di Bologna.
La sera del 30 maggio 1893 Frontini diede la sua risposta a Mascagni: una risposta rispettosa ma fiera.
Ecco La Sicilia, parve dire il musicista catanese e l'entusiastico successo che accolse l'opera parve confermare la sua aspirazione.

Dopo Frontini dovette fare i conti con il destino avverso profetizzato da Giulio Ricordi.

L'editore Demarchi fallì, Frontini si affrettò a riacquistare la proprietà della sua opera che venne rappresentata anche a Catania, l'ultima volta nel 1957.

Poi fu condannata a giacere, sotto chiave.

L'opera - ancora viva e vitale - continua a restare chiusa dentro lo scaffale e aspetta che qualche buon santo la proponga. ( Per approfondire Malìa - qui ) 

lunedì 28 giugno 2010

Epigrammi








Virtù mi parve, e forse era da pria,

Ma pestifero morbo ora diviene
Questo del mio pensiero abito intenso
Di penetrar le cose, e il come e il quando
D'ogni minimo effetto, e la ragione
D'ogni forma indagare, e scarnar tutte
Le viventi sembianze, e il verme e il nume
A inesorata anatomia supporre.
Perfin l'alto perchè (già che l'audace
Mente un perchè si finge) entro alle cose
Scovar presume, e con solenne sfida,
Poi che indarno il braccò, fremendo il chiama.
Tutta così mi si scolora intorno
La vita, tutto si disforma, e vano
Re d'un deserto io gemo. Il mio pensiero
Avvoltojo s'è fatto, e ne' miei caldi
Visceri il rostro insaziato affonda.
--- Mario Rapisardi

mercoledì 16 giugno 2010

"Non rifarei la via del sud, temendo di essere preso a sassate." G. Garibaldi ad Adelaide Cairoli

Questione fra settentrionali e meridionali d'Italia.

Non avendo né voglia né autorità di far lungo discorso sull'immancabile questione fra settentrionali e meridionali d'Italia, mi restringo ad osservare che dal fraterno dissidio a me paiono principalmente colpevole i primi, che le Provincie nostre han considerato sempre come terra di conquista; e precipua cagione dei loro falsi giudizi è l’ ignoranza lacrimevole che essi hanno della nostra storia, della condizione del nostro popolo, della vita insomma e dell'esser nostro: ignoranza gradita alle camorre più o meno politiche e industriali, che ne fan prò ; alimentata stoltamente da un branco di novellatori che ci descrivono, per partito preso e per ragion di mestiere, come un popolo di accoltellatori e di bruti ; suggellata e quasi santificata dai biciclettisti di una scienza novissima, che ci ha marchiati e gabellati per barbari e condannati a barbarie perpetua.

Ma le male arti dei diffamatori, dei calunniatori e dei mestieranti hanno ormai tanto di barba; e il popolo se ne accorge e ne freme.

La parola d'ordine « Unione e non unità » si va, dopo quarantanni d'esperienza, facendo strada nell'animo degli onesti; e coloro che ci voglion tenere in perpetua tutela, per dissanguarci a lor comodo, si accorgeranno finalmente che le province meridionali, e la Sicilia in ispecie, non hanno mai tollerato a lungo le male signorie.
Ci pensi e provveda chi può. Mario Rapisardi

Pensieri e giudizi / con l'aggiunta delle Odi Civili e degli aforismi di L. A. Seneca e P. Siro,
a cura di di
A. Tomaselli - G. Pedone Lauriel, 1915, Palermo

martedì 15 giugno 2010

L'assenzio e i poeti della rivolta in musica

Per altre vie, avevo formulato l'ipotesi di un contatto di Frontini con l'ultima "scapigliatura" milanese, adesso, grazie a Saverio Fiducia, ho certezza.
..col Fontana col Marenco col Praga junior........| .....chè durante la sua permanenza a Milano e dopo il successo ottenuto dalla prima raccolta di canti popolari Eco della Sicilia che lo rivelò, in ispecie il Marenco gli si era affezionato e gli aveva offerto un libretto tratto dal suo Il Falconiere di Pietra Ardena......

  •  Lucifero/Il canto di Ebe , versi di Mario Rapisardi, per So. o Te. (1883) 
  •  Lauda di suora , versi di Mario Rapisardi, (1889)
  •  Eros , versi di Giovanni Prati, melodia in chi. di sol (1878)
  •  Oblio !, versi di Luigi Gualdo, melodia (1879)
  •  Luna che spunti, versi di Domenico Milelli, (1904)
  •  Il tuo ritratto, versi di Domenico Milelli,(1911) 
  •  Inno delle colonie Italiane, versi di Domenico Milelli, (1912)
  •  Vieni Nerina, versi di Olindo Guerrini, (1878)
  •  Fior di siepe, versi di Olindo Guerrini, pseudonimo Lorenzo Stecchetti,(1878)
  •  S'io fossi, versi di Olindo Guerrini, (1883) 
  •  Tu non m'ami, versi di Heinrich Heine, (1878)
  •  Paggio e Regina ,versi di Heinrich Heine, (1884)
  •  Ama!, versi di Antonio Ghislanzoni, (1898) -
  •  Il Canto di Mignon, versi di Antonio Ghislanzoni, (1898) 
  •  Morta!, versi di Giulio Pinchetti , (1881) -
  •  Libertas! versi di Giulio Pinchetti ,(1866)
  •  Notturno, a due voci, versi di Giovanni Marradi, (1885) -
  •  Voi, sonetto tratto da Preludio, versi di Giovanni Marradi, (1881)
  •  L'amor sen va, lamor sen viene, versi di Iginio U. Tarchetti
  •  Non me lo dir, versi di Iginio U. Tarchetti, (1878)
  •  La ritrosa, versi di Luigi Morandi, (1905)
  •  Il mio poeta , versi di Giacomo Longo, (1883)
  •  Senza Baci , versi della Contessa Lara, (1898)
  •  Baci mortali, versi di Annie Vivanti, (1904)
  •  Nel tempo d'una volta, versi di Leopoldo Marenco, (1905)
  •  I Baci, versi di Alfio Belluso, (1886)
  •  Non pensi ame..., versi di Alfio Belluso, (1893)

« "..tutti amarono l'arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori" »
(Introduzione, cit. p. XXVIII.)

lunedì 14 giugno 2010

Il diavolo non è poi così brutto come si dipinge

«Io preparo le valige per il viaggio nell'ombra, e la notizia d'un tuo lavoro sulla mia vita mi giunge grata come il saluto d'un buon amico al momento della partenza.
La mia vita è povera d'avvenimenti, e chi ha la generosa idea di narrarla, ha da contentarsi di uno studio sullo svolgimento delle mie opinioni, dei sentimenti, degl'ideali che hanno guidato la mia vita e che tutti si trovano riflessi nei miei libri.
D'inedito non intendo di lasciar nulla.
Le molte lezioni scritte, non avendo più il tempo e la pazienza di farne un libro, le distruggerò probabilmente. Più che all'erudizione e alla filosofia io, in qualità di professore, mirai sempre all'educazione del carattere, cavandone gli esempi dalla nostra « storia letteraria ».
Nient'altro di me saprei dirti; la mia modesta vita non merita molte parole, la descrizione che ne farà il principe dei biografi gioverà, spero, a far ricredere parecchi sul conto mio, a diradare la fosca leggenda, di cui mi hanno ravvolto i nemici, a far constatare che il diavolo non è poi così brutto come si dipinge, a servir di guida onesta e autorevole a coloro che avranno curiosità di conoscermi». "Eccomi dunque all'opera, senza l'aiuto diretto dell'amico, che io spero, del resto, conoscere abbastanza".
Mario Rapisardi - di A. De Gubernatis - R. Sandron 1912

domenica 13 giugno 2010

Mario Rapisardi e F. P. Frontini uniti nella vita e nella vicenda dei busti rubati alla Villa Bellini

Strane coincidenze, i busti rubati al viale degli uomini illustri della Villa Bellini di Catania.

Per primo toccò al busto di Mario Rapisardi, ecco come ne parlava l'amico De Amicis, nel 1906, in Ricordi di un viaggio in Sicilia : "E anche sorridendo parla (M. R.) della scomparsa misteriosa del busto in bronzo che gli era stato eretto nel giardino Bellini, e che non si poté più ritrovare: impresa compiuta senza dubbio da volgari malfattori per istigazione o mandato di nemici politici a cui la glorificazione del poeta di Lucifero pareva un'ingiuria a Dio."
In questo caso il danno fu limitato, si premurarono a farne un' altro.
Per Frontini, ad oggi, non si è fatto nulla, l'eventuale ripristino era legato ai lavori di restauro della Villa Bellini, ma l'architetto lo ha dimenticato, e dire che, era quasi impossibile passare davanti alla colonna senza la scultura e non rimanere meravigliati. 
Il busto dello scultore Domenico Maria Lazzaro, fu inaugurato nel 1957, nello stesso periodo fu data l'Opera Malìa, al Teatro Massimo Bellini.





"Il futuro appartiene a chi ha la memoria più lunga"

sabato 12 giugno 2010

" Morirò con una spina nel cuore, chi non mi conosce crederà che io non abbia saputo scrivere altro che "Il piccolo montanaro" e la "Serenata Araba “


Non saprei parlare del Maestro Francesco Paolo Frontini senza aver prima accennato ad un mio ricordo.
Era l'anno 1931. Abitavo in via Umberto 105, ora 121, dove mi ero sposato nell'ottobre dell'anno precedente. Il maestro Frontini venne ad abitare in un appartamento attiguo al mio.
Per cui ora c'incontravamo spesso. Un giorno venne a casa mia: desiderava vedere il mio studio.
Mentre parlavamo, lui, sfilava, guardava, sfogliava dei libri: Verga, Capuana, De Roberto, Rapisardi. Ad un certo punto scorge il « Vocabolario degli Accademici della Crusca » e si sofferma a sfogliarlo ed ammirarlo.
Era l'impressione napoletana del 1746, che possiedo ancora: sei tomi in folio legati in pergamena per complessive 2.542 pagine, indici compresi.
Poi il suo sguardo cadde su un'altra rara edizione: la « Sacra Bibbia » del Martini (Treves 1870) in due tomi illustrati con disegni di Gustavo Dorè (230 tavole fuori testo di cm. 40x30) e fregi d'Enrico Giacomelli.
Mentre scrivo mi pare di vederlo il maestro Frontini.
Non si stancava di guardare e direi di accarezzare quei bei volumi....-->(continua biografia qui)