Dura tu eterna, o Notte!
Non alitar di vento, non voci: divino silenzio;
già l' Ombra nunziale tutte le cose cinge.
Le vegetali forme, immote nell'aria clemente,
posano anch'esse in braccio al sonno prestigioso.
Il salice argentino che sogna? Che sogna il nebbioso
ulivo, il rovo ardente, la folleggiante vite?
L'anima della pia Desdemona bianca tremante
erra d'intorno al salce, prega, sospira, geme.
Sere lunghe d'inverno, il Ceppo, le fiamme guizzanti,
gli urli dell'aquilone, i baci della neve
sogna l'ulivo; e il rovo un cuor lacerato che gronda
sangue, due rosse labbra, rosse di sangue umano.
Dazar felici amanti al rezzo di folti aranceti,
al carezzoso suono di flauti e di viole,
correr Fauni e Baccanti, disciolte le chiome, roventi
le fronti inghirlandate, vedono l'ebre viti.
E i monti secolari, e l'acque perenni, voraci
sepolcri di viventi, sognano anch'essi l'ere
chiuse senza ritorno, i tempi che l'uomo non visse,
l'albe del mondo, i primi lampi dell'esistenza.
E l'Anima turbata, oppressa, smarrita, perduta,
l'Anima vulnerata, l'Anima senza speme,
l'Anima senza pace or ecco s'acqueta, si placa:
la spasimata veglia tregua ha di sogni alfine.
Sogno! Visione! Ebbrezza! Finiti, dispersi i tormenti;
vinto è l'orrore, vinti i malefizii sono.
Giorni delle speranze ingenue, dei buoni pensieri,
giorni di pura fede, o tramontati giorni,
ecco: sorgete ancora; risorge il Passato, la santa
gioia dell'innocenza, ecco, fiorisce ancora.
Anima tenebrosa, la luce t'inonda; il sorriso
d'una miracolosa Anima sfolgorante
schiara la notte tua, ti trae dagli oscuri perigli,
nitidamente addita le vie della salute.
Tempo, t'arresta! Vita, trattieni il tuo corso fatale!
Sogno, non t'involare! Dura tu eterna, o Notte!
Non altitar di vento, non voci, non suoni, non moti:
alta, soave, sacra, mai più sperata Pace!
Ah! Già si sbianca il cielo; distrutto è l'incanto supremo:
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