Tommaso Cannizzaro (Messina, 17 agosto 1838 – Messina, 25 agosto 1921) è stato un poeta, critico letterario e traduttore italiano.
15.5.1899
La greca Sfinge, mulièbre testa
su leonine forme
dal millenar sopore si ridesta
mentre la terra dorme.
Brillan sinistri gli occhi suoi spettrali
e in lungo serpe snoda,
mentre il tempo distrutte ha le grand'ali,
una superba coda
che in Jdra fosca scindesi e assottiglia;
e a questa nova sfinge
di serpentelli rabida famiglia
la bella fronte cinge.
Giovine mostro, duplice mistero
ancor nel grembo chiude:
- la forza e la beltà-sparve il pensiero,
l' ala sublime e rude.
L'antico da la groppa del leone
venne fuor, dal superno
Pater, da la divina Jllusione
nel tempo sempiterno.
Da le sue larghe spire ancor si evolve
di tutto l' Esistente
l' onda e cade e risorge da la polve
quaggiù perennemente.
E tra gli artigli intanto l'uman cuore
de la forza brutale,
Sanguina crudelmente nel dolore
sotto il morso letale
delle ceraste in cui gli abbietti istinti
ardon del senso vile
che avvelena ne l'anime dei vinti
il palpito gentile.
L'ala non batte più! veggo sopito,
anzi morto il pensiero,
l' atomo trionfar de l'infinito,
la menzogna del Vero.
Sol di sè turpe e vergognosa mostra
fa, qual pavon su l' erba,
con piuma ch.'ors'indora ed or s'innostra,
la vanità superba.
Novello Edìpo il tuo trasfigurato
sembiante oggi domanda
da l' uomo, o Sfinge dal gran dorso alato
già su l'antica landa.
Ma l'età nol consente. Ancor l' enimma
che tu proponi al mondo
nessuno sciolse e l'uom porta la stimma
del mistero profondo.
Non mi tentar! non mordermi con l'angue
che sul tuo fronte vive,
non io cosparsi del paterno sangue
le mie natali rive !
Non io son quel temuto, ermo Veggente,
Edipo re non sono ;
Ma saprà l'uom più vil, se Dio consente,
farti sbalzar dal trono !
Lascia al cuore i suoi palpiti e le grida,
l' ala rimetti e altero
libra il vol negli spazi e l'uomo sfida
dal monte Ficio.... ovvero
l'uomo saprà doman, l'occhio in te fisso,
spezzar l' incanto e, ratto,
o mostro, ricadrai nel vecchio abisso
in polvere disfatto.
*
1.12.1899
**
Al popolo
Odi, o gigante che con lingua muta
Resti, come si resta al cimitero,
Ergi la testa disdegnoso e fiero,
E su la fronte agli uni e agli altri sputa,
Squassa i gomiti e rompi i lacci e fiuta
Quest'aer nero;
Ascolta e udrai dal tuo penoso inferno
L'ora suprema al campanile eterno.
E a te dintorno quelle turbe losche
Dilegueranno allor rapidamente
Come dal capo di leon ruggente
Un importuno turbine di mosche,
S'ei sollevi la zampa tra le fosche
Ombre repente;
E grida alfin, dopo cotanto oblio:
— Venga il mio Regno, il Popolo son io !
AVVENIRE
.......................................................
Cinque mostri banditi
per sempre questa terra
lasciar :
di nozze eterne i riti, il boia, il tron, la guerra,
l'aitar.
Giù coscritti, giù preti,
giù Cresi su i pezzenti
assisi;
giù satiri e Narseti
de l'anime,1) impotenti
derisi.
Ne l'odio, ne l'amore
un sol per tutti e tutti
per un;
presso a l'altrui dolore
non resti ad occhi asciutti
nessun.
Largito il desco, il letto,
il pane, l'acqua, il foco
il sale
l'ora, il mantello, il tetto
a tutti e in ogni ioco
eguale.
Mai più l'amor, la tenda,
quanto è de l'uom bisogno
qua giù,
niun comperi e niun venda,
voce diceami in sogno,
mai più!
I teatri, i giardini,
a tutti i passi aperti
restare,
le vie senza confini,
le montagne, i deserti,
il mare.
..........................................
1) giù satiri e Narseti de l'anime: scompariranno dalla faccia della terra i gaudenti corrotti e debosciati, i viziosi privi d'ogni energia vitale (l'eunuco Narsete, generale di Giustiniano, sostituì Belisario al comando dell'esercito bizantino nel corso della guerra condotta in Italia contro gli Ostrogoti).
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TOMMASO CANNIZZARO
La voce poetica di Tommaso Cannizzaro congiunge la cultura mediterranea della Sicilia a quella europea. Poliglotta (conosceva tutte le lingue del continente, compresi il russo, il magiaro, lo svedese e il boemo), viaggiatore (fu amico ed ospite a Guernesey di Victor Hugo, di cui tradusse in italiano le Orientali), volontario con Garibaldi, sentì anche il richiamo della questione sociale che agitò nei suoi versi come più vasta questione umana. Lo fece non seguendo mode o intenti di propaganda ma come professione di una fede interiore, tanto che le sue poesie venivano da lui stampate in casa in non più di duecentocinquanta esemplari, destinati agli amici e ai rari estimatori. Fu un solitario obiettore di coscienza: In solitudine (1877) si intitolò la prima raccolta e Grido de le coscienze (1910) una delle ultime. (Poeti della rivolta - Rizzoli)
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