Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – Catania, 26 luglio 1939) è stato un compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

«Bisogna far conoscere interamente la vera, la grande anima della nostra terra.
La responsabilità maggiore di questa missione dobbiamo sentirla noi musicisti perchè soltanto nella musica e nel canto noi siciliani sappiamo stemperare il nostro vero sentimento. Ricordatelo». F.P. Frontini

Dedicato al mio bisnonno F. P. Frontini, Maestro di vita. Pietro Rizzo

sabato 15 novembre 2025

Francesco Paolo Frontini (Catania 1860 – 1939): Memoria e Musica della Sicilia

 




Francesco Paolo Frontini (Catania 1860 – 1939): Memoria e Musica della Sicilia

https://frontini.altervista.org/index.htm

Il sito dedicato a Francesco Paolo Frontini, a cura di Pietro Rizzo, nasce con l’obiettivo di celebrare e riscoprire una figura centrale nella cultura musicale siciliana e italiana tra Ottocento e Novecento. Frontini fu un compositore apprezzato in tutta Europa, autore della celebre opera lirica Malìa e di numerose romanze, canti popolari, brani pianistici e lavori sinfonici, ma anche una personalità che contribuì in modo decisivo al fermento culturale della sua terra.

Un archivio per non dimenticare

In queste pagine trovi una collezione unica di materiali: biografia dettagliata, catalogo completo delle opere, bibliografie, spartiti (anche scaricabili in PDF tramite IMSLP), studi critici, testimonianze di amici e maestri, lettere autografe, e collegamenti a registrazioni musicali e video. È una risorsa che unisce passione civile e spirito divulgativo, pensata “Per non dimenticare”, con la consapevolezza che “il futuro appartiene a chi ha la memoria più lunga”.

La personalità artistica

Frontini cresce sotto la guida del padre Martino, anch’egli musicista. Dal loro salotto passano poeti, letterati e compositori – su tutti Mario Rapisardi –, accomunati dalla ricerca di un’identità culturale forte per la Sicilia e dal desiderio di emancipazione da correnti effimere o provincialistiche. In uno scenario nazionale spesso ostile o indifferente verso i grandi talenti isolani, Frontini brilla per originalità e profondità espressiva: la sua musica si distingue per sincerità, immediatezza melodica e attenzione autentica alla tradizione popolare.

L’eredità e la riscoperta

Non mancano, tra le pagine, momenti di riflessione critica sulle ingiustizie subite sia da Frontini che dal suo celebre amico Rapisardi, troppo spesso ignorati dai circuiti accademici e snobbati dalla critica italiana dell’epoca, nonostante ammirazione e lodi da figure come Victor Hugo, Jules Massenet, Émile Zola e Garibaldi.

Oggi l'impegno del sito è quello di restituire dignità storica e artistica a Frontini, proponendo materiali per studiosi, appassionati e semplici curiosi: dalla sua opera lirica più nota alle raccolte di canti popolari, dai saggi accademici alle testimonianze dirette, fino ai link a progetti contemporanei ispirati alla sua musica e alla Sicilia dell’Otto-Novecento.

Risorse presenti nel sito

  • Biografia di Francesco Paolo Frontini e del padre Martino

  • Catalogo opere complete, romanze, liriche, canti popolari

  • Biblioteca di spartiti in PDF e autografi originali

  • Interviste, tesi di laurea, articoli di approfondimento

  • Galleria fotografica e video collegati

  • Testimonianze di artisti e critici italiani ed europei

  • Focus sui rapporti con Mario Rapisardi e la “rivolta” poetica-musicale siciliana

  • Link a performance contemporanee e progetti discografici attuali

Gaetano Ardizzoni - Catania, 20 aprile 1836 – Catania, 27 dicembre 1924

 




Gaetano Ardizzoni: Poeta, Patriota e Vate di Catania

Gaetano Ardizzoni (Catania, 1837) fu una figura di spicco nel panorama culturale e civile della sua epoca, non solo a Catania ma in tutta Italia. Più che un semplice letterato, fu un poeta chiarissimo, un patriota appassionato e un oratore di rara efficacia, che seppe conquistarsi non solo la stima, ma la vera e propria venerazione dei suoi concittadini.

Il suo impegno civico lo vide sempre in prima linea durante le principali manifestazioni pubbliche, incarnando lo spirito di una città in fermento. La sua prosa era al tempo stesso vigorosa ed elegante, e la sua oratoria, caratterizzata da una dizione purissima e da frasi impeccabili, lo rese un degno amico di personalità del calibro del poeta Mario Rapisardi e dei più eccelsi intellettuali italiani.

Uno dei suoi contributi più memorabili fu il fervido sostegno alla campagna per il rimpatrio della salma di Vincenzo Bellini. Per il ruolo di primo piano che ricoprì, fu incluso nella Commissione ufficiale incaricata di accogliere i resti dell'immortale maestro catanese. In quell'occasione solenne, il 23 settembre 1876, tenne un magistrale discorso sul Bellini al Palazzo Municipale, alla presenza di rappresentanti da tutto il mondo civile. Quel discorso, pubblicato dalla tipografia Galatola, non fu solo un omaggio al compositore, ma una splendida rassegna dei progressi delle arti e dell'influenza che l'opera di Bellini ebbe sul teatro lirico moderno.

La sua produzione poetica, purtroppo solo accennata in questa sede per questioni di spazio, è vasta e significativa. Tra le sue opere più note, pubblicate a partire dal 1870, ricordiamo:

  • Armonie popolari

  • Le rose bianche

  • Voci dell'anima

  • Maria

  • Sogni

  • Ore perdute

  • Giovinezza (poema)

Ardizzoni fu membro attivo di numerose istituzioni letterarie e umanitarie. La fiducia che ispirava fu tale che, in occasione della ricostituzione del Circolo Artistico di Catania, fu acclamato all'unanimità come Presidente. Il discorso inaugurale che tenne in quell'occasione fu un'ulteriore conferma del suo alto valore intellettuale e del suo profondo culto per la bellezza, qualità innate di un artista geniale.

Catania ha tutte le ragioni per onorarsi di un cittadino così insigne e venerando, che rimane un lustro non solo per la città, ma per l'intera regione.


 
       Approfondimenti bibliografici:

La sua opera è documentata da diverse pubblicazioni, tra cui:

  • Parole su Vincenzo Bellini (1876)

  • *Ore perdute: versi, 1868-71* (1872)

  • Giovinezza: poema (1899), volume arricchito dal ritratto dell'autore.

  • Canti (1866)

  • Collaborazioni con musicisti, come la romanza La canzone diceva su sue parole (1921).

  


mercoledì 12 novembre 2025

Sunto Analitico della Tesi su Gesualdo Manzella Frontini

Autrice: Domenica Di Bella
Anno Accademico: 1976-1977
Relatore: Prof. Ermanno Scuderi

1. Profilo Biografico (Approfondito)

Gesualdo Manzella Frontini (Catania, 1885-1965) è una figura poliedrica della cultura italiana della prima metà del '900.

  • Formazione e Carriera: Dopo studi impegnati, si laurea in Lettere presso l'Università di Catania (1908) e consegue un Diploma in Filologia. La sua carriera di insegnante e preside lo porta a Prato (Liceo "Cicognini"), Luino e, soprattutto, a Cassino, dove risiede dal 1915 al 1937, diventando un punto di riferimento per la vita culturale locale.

  • Esperienze Belliche: Pur inizialmente riformato, parte volontario per la Prima Guerra Mondiale, rimanendo al fronte dal 1916 al 1919 e venendo ferito. Durante la Seconda Guerra Mondiale, viene catturato e trascorre 25 mesi in un campo di concentramento. Questa esperienza traumatica è fondamentale per la sua maturazione artistica.

  • Vita Personale e Drammi: Sposa prima Italia Coffa (da cui ha cinque figli) e, dopo la morte di lei, Celeste Sferrino (con cui ha un figlio, Ardenzo, chiamato così in memoria del figlio Ardengo deceduto). La morte in mare del figlio Ardengo (1942), tenente di sommergibile, è una ferita che segna profondamente la sua vita e la sua produzione poetica successiva, in particolare la raccolta Il libro dei campi P.V.

2. Percorso Letterario e Ideologico (Dettagliato)

La tesi delinea un percorso intellettuale che va dall'avanguardia alla riscoperta della tradizione verista.

  • Precursore del Futurismo: La tesi sostiene, basandosi su manoscritti inediti dell'autore, che Manzella Frontini lanciò un manifesto di rivolta già nel 1907, anticipando di due anni il manifesto di Marinetti. Fondò a Catania la rivista "Critica ed Arte" (1905), il cui programma ("agli artisti giovani e alla gioventù contemporanea") era un "grido di riscossa" contro la cultura accademica.

  • Rapporto con Marinetti: La tesi riporta per esteso una lettera di Marinetti a Manzella Frontini (22 novembre 1909), che elogia il suo spirito ribelle ma precisa la propria "formula esplosiva". Nei suoi appunti, Manzella Frontini rivendica la priorità delle proprie idee, definendo Marinetti un "collaboratore" del suo giornale e poi un amico che eroicamente portò avanti la lotta che lui non seppe sostenere.

  • Allontanamento dal Futurismo: Con gli anni, la delusione per la deriva del movimento, vissuto ormai come un "mezzo di incontrarsi" più che un'autentica poetica, e le tragiche esperienze personali (guerra, prigionia, lutto) lo portano a un progressivo abbandono delle posizioni futuriste. La tesi cita Carlo Bo per definire il Futurismo come un movimento determinato da "una ragione polemica" e preoccupato di "ragioni del tutto particolari e marginali".

  • Approdo a un Realismo Umano: La sua produzione matura si avvicina al mondo di Giovanni Verga, mostrando una profonda compassione per gli umili e i vinti. Tuttavia, a differenza del pessimismo verghiano, i personaggi di Manzella Frontini spesso tentano, anche se invano, la ribellione o trovano una via di riscatto nell'amore (es. la maternità in Ciro Barbaro).

3. Produzione Letteraria: Opere Principali e Analisi

La tesi passa in rassegna l'intera produzione, con analisi dettagliate delle opere più significative.

  • Esordi Poetici e Futuristi:

    • Novissima Semi Ritmi (1904) e Le Rosse Vergini (1905): Prime raccolte che rivelano un'anima irrequieta, un'aspirazione alla vita libera e una prima adesione al versoliberismo. La critica del tempo ne lodò la vivacità delle immagini e lo "spirito ricercatore di sensazioni".

    • Le Lupe (1906): Raccolta di cinque novelle che esplorano passioni violente e selvagge. I personaggi sono "tipi selvaggi, nudi, violenti ed impulsivi". La critica (come M. Cresci) ne sottolineò la forza descrittiva e la "prosa che gareggia con le più armoniose rime".

  • Narrativa e Teatro (Anni '20 e '30):

    • Il testamento di Giuda (1925): Considerato uno dei suoi capolavori. Racconta la storia di un disertore, Bendato, perseguitato da una società che lo condanna senza pietà per la sua bontà e ingenuità. La tesi lo definisce "profondamente triste, ma profondamente vero". Il finale, in cui il protagonista si chiede se non ci sia anche una sua colpa, salva l'opera dal nichilismo.

    • Scale (1935): Romanzo che, attraverso la vita degli inquilini di tre palazzi comunicanti, descrive l'Italia anteguerra, in guerra e post-guerra. La guerra è vissuta di riflesso, ma la sua ombra condiziona ogni esistenza. Il critico Ermanno Scuderi, pur lodando la vitalità dell'opera, gli suggerì di tornare alla tecnica più compatta de Il testamento di Giuda.

  • La Piena Maturità: Il Dolore e il Realismo (Dal 1949):

    • Il libro dei campi P.V. (1949): Opera capitale. Questa raccolta poetica nasce dall'esperienza della prigionia. Le sigle "P.V." stanno per "Prisonnier of War". È un'opera di altissimo valore umano, che esprime orrore, dolore per la perdita del figlio, ma anche una commovente pietà, come nella lirica Dammi la mano, caporale Bolton, dove tende la mano al suo aguzzino, unito a lui dal comune pensiero per i figli lontani.

    • Crocifissi alla terra (1953): Opera narrativa fondamentale, composta da un romanzo lungo e due racconti. Il romanzo omonimo, di ambientazione rurale siciliana, racconta la storia di Maddalena, una ragazza sedotta e abbandonata, "crocifissa" dai pregiudizi sociali e dall'ambiente. Lo stile è dichiaratamente verghiano, ma con una nota di più acceso dramma personale. I due racconti, La voce del figlio e I reticolati, sono invece legati alle allucinazioni e alle tragedie della prigionia.

4. Temi Cardine e Stile

  • Temi Ricorrenti:

    • La Sofferenza Umana e l'Ingiustizia Sociale: È il filo rosso di tutta la sua opera matura. I suoi personaggi sono "vinti" dalla società, dal destino o dalla malvagità umana.

    • La Sicilianità: Amò profondamente la sua terra e il suo popolo. Scrisse anche dei Canti popolari siciliani, mettendone in luce la "nota di signorilità" e i temi dell'onore, della gelosia e della fedeltà.

    • Il Lutto Paterno: La morte del figlio Ardengo è un trauma che percorre le opere successive, trasformandosi in poesia angosciata e in una preghiera disperata (Offerta).

    • La Ricerca di una Fede: In opere come Il Santo mediterraneo (1931) riflette sul francescanesimo, visto non come rinuncia ascetica ma come amore per tutte le creature.

  • Stile ed Evoluzione:
    Passa da un linguaggio sperimentale, vibrante e a volte enfatico delle prime opere futuriste a uno stile più asciutto, diretto e profondamente umano nelle opere della maturità. Nella narrativa è un realista con una forte sensibilità psicologica, capace di scavare nell'animo dei suoi personaggi.

5. Relazioni Culturali e Giudizio della Critica

  • Rapporti Culturali: Ebbe intensi scambi con i maggiori intellettuali del tempo: Filippo Tommaso Marinetti (futurismo), Luigi Capuana (di cui fu allievo e di cui tracciò un affettuoso ritratto), Giovanni Verga (la cui ammirazione è evidente in molti scritti), e altri come Ada Negri, Massimo Bontempelli e Ugo Betti.

  • Fortuna Critica: La tesi riconosce che, nonostante la vasta produzione, Manzella Frontini non raggiunse la fama dei grandi autori suoi contemporanei. Tuttavia, fu sempre molto stimato dalla critica per la sua onestà intellettuale, la sua potenza narrativa e la sua autenticità. Giudizi come quelli di Ermanno Scuderi ("narratore di razza; ha il senso dell'equilibrio, le qualità dello psicologo, il respiro obiettivo e piano del sentire dell'artista nato") ne confermano il rispetto di cui godeva.

6. Conclusione della Tesi

La tesi di Domenica Di Bella delinea la figura di un intellettuale complesso di indubbio valore. Gesualdo Manzella Frontini emerge come un uomo che, partito dall'irruenza giovanile del Futurismo, ha saputo attraversare le tragedie del suo tempo trasformandole in un'arte matura, commossa e profondamente umana. La sua narrativa realista, specialmente con Il testamento di Giuda e Crocifissi alla terra, e la sua poesia nata dal dolore in Il libro dei campi P.V., costituiscono un contributo significativo alla letteratura italiana del Novecento, caratterizzato da una rara capacità di rappresentare il dramma dell'uomo comune con potenza, autenticità e una sofferta pietà.


domenica 9 novembre 2025

Introduzione allo studio della letteratura italiana di Mario Rapisardi

 "Introduzione allo studio della letteratura italiana" di Mario Rapisardi (1871)


Il marchese Giuliano insieme all'amico Mario Rapisardi 



In questo discorso inaugurale all'Università di Catania, Mario Rapisardi si presenta non come un professore accademico tradizionale, ma come un intellettuale impegnato e quasi un "apostolo" di una nuova idea di cultura. La sua lezione è un manifesto che ridefinisce il concetto di scuola, l'essenza dell'arte e il metodo per studiare la letteratura, rompendo radicalmente con la tradizione retorica e pedante del tempo.


#### **I. La Scuola come Fucina di Umanità e Civiltà


Rapisardi condanna la visione della scuola come un semplice "mestiere" o un "esercizio di espiazione". Per lui, la scuola è:

*   Un istituto di massima importanza nella vita pubblica.

*   Una fucina di valori morali e una palestra di educazione per i giovani.

*   Un luogo non estraneo alla vita, che deve dialogare con la società e preparare alle sue sfide, evitando di diventare un "museo di fossili".


#### **II. I Fondamenti Filosofici: L'Amore come Forza Generatrice**


Rapisardi inizia la sua trattazione con una visione quasi panteistica e romantica dell'Arte.

*   Il Nume Amore: La divinità che invoca non è religiosa, ma è **l'Amore**, inteso come forza cosmica, "divino generatore dell'Arte". È un mediatore tra spirito e natura, un desiderio irrequieto dell'assoluto.

*   Le Tre Vie dell'Umanità: Questo Amore si manifesta in tre modi, che costituiscono le attività supreme dello spirito umano:

    1.  **La Religione**: quando l'Amore *crede*.

    2.  **L'Arte**: quando l'Amore *sente*.

    3.  **La Filosofia (Scienza)**: quando l'Amore *pensa*.

    Queste tre forze sono sorelle, nate dallo stesso tronco, e nella storia si intrecciano e si influenzano continuamente.


#### **III. Una Visione Storica: L'Arte nel Contesto delle Civiltà**


Rapisardi delinea una storia dell'arte che ne mostra il legame indissolubile con il contesto sociale e spirituale.

*   **Oriente:** La religione assorbe tutto. L'arte è una "gigantesca e bizzarra manifestazione dell'infinito" e la personalità umana è annientata.

*   **Grecia:** Trionfa il culto della bellezza sensibile. La religione diventa "ancella dell'Arte". La forma bella giustifica tutto, anche i vizi degli dèi (es. Mercurio ladro, Venere voluttuosa). Qui l'arte è libera e celebrativa della vita.

*   **Medioevo:** Con il Cristianesimo, la fede riassorbe la scienza e la vita. Nasce la Scolastica, un "mostruoso connubio" tra fede e filosofia aristotelica. L'arte si rifugia nei chiostri, diventando un "ramo della liturgia" (architettura gotica, miniature).


#### **IV. I Quattro Pilastri dell'Arte Vera**


Rapisardi definisce l'arte autentica attraverso quattro attributi fondamentali:


1.  **È Sociale:** L'arte non può vivere in isolamento. È un **apostolato** che ha avuto i suoi "persecutori e martiri". Deve investigare i costumi, le virtù e i vizi di una nazione, studiando "l'uomo negli uomini", non nei libri.

2.  **È Vera:** Deve attingere alla **natura** e alla **realtà della vita**, evitando sia il manierismo spiritualista (che ignora la realtà) sia la gretta imitazione (che ignora l'ideale). La perfezione sta nel "contemperamento" tra espressione (forma) e contenuto (idea).

3.  **È Utile:** Contro chi la considera un lusso, Rapisardi ne afferma l'utilità materiale. Risvegliando il senso del Bello, l'arte **giova all'industria**, abbellisce le manifatture e crea ricchezza. Le gallerie d'arte valgono quanto una fabbrica di Manchester.

4.  **È Bella:** La sua bellezza nasce dall'incarnazione dell'ideale nel reale, un processo faticoso che richiede lotta.


#### **V. Il Nuovo Metodo di Studio: Una Rivoluzione Didattica**


Questa è la parte più concretamente riformatrice del discorso. Rapisardi attacca il metodo tradizionale, fatto di retorica, figure grammaticali e commenti sterili a Petrarca. Propone invece:


*   **Studio dei Concetti, non solo della Forma:** La letteratura è "solenne istitutrice di popoli", non maestra di "civetterie" stilistiche.

*   **Approccio Interdisciplinare:** Studiare la letteratura in connessione con tutte le altre arti (pittura, scultura, musica) e con la storia della filosofia e della civiltà.

*   **Libertà dal Dogma:** Si rifiuta di imporre regole. L'unica guida deve essere il **gusto personale** e lo "studio del vero". "Altra guida fuorché il nostro gusto... prima e sola autorità, il nostro cuore!".

*   **Storia per Temi, non per Cronologia:** Preferisce unire opere e autori di epoche diverse per categorie tematiche, rifiutando il puro "sincronismo" e le biografie fine a sé stesse.


#### **VI. La Figura dell'Intellettuale: Indipendente e Impegnato**


*   **Coraggio e Martirio:** L'artista spesso incontra incomprensione, povertà ed esilio. Ma questa lotta è la sua gloria e sarà premiata dalla storia.

*   **Rifiuto della Protezione:** L'artista non deve essere un servitore dei potenti, perché la protezione "inficchisce ed umilia gl'ingegni". Debbe ambire a una **dignitosa indipendenza economica**, che è fondamento della libertà intellettuale.

*   **Missione Civile:** L'intellettuale ha il dovere di combattere "l'assolutismo sotto qualunque forma" e di "cacciare l'arte italiana dalle Accademie", come Gesù cacciò i mercanti dal tempio, per restituirle il suo ruolo vitale.


#### **Conclusione: Un Appassionato Appello**


Rapisardi conclude con un appello emotivo. Chiede non solo attenzione, ma **collaborazione e affetto** agli studenti. Il suo scopo non è insegnare nozioni, ma "farvi amare" l'Arte. Si propone come un compagno di viaggio in una battaglia comune per una cultura viva, libera e impegnata, che sia motore del progresso della nuova Italia.


---

Introduzione allo studio della letteratura italiana discorso letto nella R. Università degli studi di Catania dal prof. M. Rapisardi 1871


Ugo Fleres: Il Ritratto di un Artista Poliedrico e Schivo nell'Italia dell'Ottocento

Ugo Fleres (Messina, dicembre 1837) è stato una figura affascinante e complessa del panorama artistico italiano della seconda metà dell'Ottocento. Poeta, narratore, giornalista, disegnatore e fine critico d'arte e musicale, la sua vita è un esempio di dedizione totale all'arte, condotta con una fierezza e una riservatezza non comuni. Questo ritratto, tracciato da un amico intimo, ci svela le contraddizioni e la profondità di un uomo che fece dell'ideale artistico la sua unica ragione di vita.


#### **Un Autoritratto in Versi: L'Uomo Dietro l'Artista**

La personalità di Fleres ci viene incontro, vivida e disarmante, attraverso un sonetto autobiografico da lui composto. In queste righe, l'artista si descrive come un messinese ventinovenne, nato per l'arte e speranzoso di non doverlo mai mettere in dubbio. Confessa una "superba timidezza" che lo porta a evitare i "pubblici bandi e lai" delle sue gioie e dei suoi affanni, e a subire i danni di questa riservatezza "nell'altrui noncuranza". Il quadro che ne emerge è quello di un uomo ironico e consapevole delle sue contraddizioni: idolatra la musica ma non suona, disegna ma non si considera un pittore, scrive a diluvio ma non trova editori.


#### **La Doppia Vita: Uriel il Giornalista e Ugo il Poeta**

Costretto dalle necessità economiche, Fleres lavorò a lungo nei giornali, in particolare nel *Fracassa*, sotto lo pseudonimo di **Uriel**. Qui si affermò come un critico d'arte e musicale "onestissimo ed acuto". Tuttavia, questa attività era per lui un mero sostentamento. Mentre in redazione infuriavano le battaglie politiche, Fleres si sottraeva a quel clima per rifugiarsi "nei suoi sogni diletti". Come confidò all'amico, rifiutava di pensare alla politica per "avere il diritto di non arrabbiarmici", preferendo di gran lunga conversare d'arte. Anche nei suoi articoli più frettolosi, non scrisse mai nulla che andasse contro il suo animo.


#### **Una Formazione da Autodidatta e una Giovinezza Feconda**

Trasferitosi a Roma prima dei diciassette anni, Fleres fu un **autodidatta** di rara cultura. I suoi studi formali, a Messina e in un breve periodo a Napoli, furono irrilevanti rispetto alla sua sete di conoscenza, che appagava da autodidatta nelle biblioteche. La sua giovinezza fu un fiume in piena di creatività: si cimentò in una quantità sterminata di opere, molte delle quali oggi appaiono come esperimenti giovanili. Tra queste, tragedie come *Fingal*, *I Vespri siciliani* e *Spartaco*, drammi come *Il paradiso degli assassini*, e addirittura un melodramma. Di questa produzione smisurata, egli stesso divenne il giudice più severo, mettendo da parte quasi tutto.


#### **L'Artista Maturo: Dalle "Profane Istorie" al Capolavoro del "Don Juan"**

Nonostante il lavoro giornaliero, Fleres non abbandonò mai la sua ricerca artistica, portata avanti con "pertinacia e fede mirabili". Le sue opere maggiori includono:


*   **I *Versi* (1881)**: La sua prima raccolta poetica, pubblicata per insistenza dell'editore Sommaruga, ma che lui stesso in seguito rimegò per il suo eccessivo "modernismo".

*   **Le *Profane Istorie***: Una raccolta che, pubblicata due anni prima della biografia, non fu apprezzata dal grande pubblico, abituato a "sapori grossi".

*   **Romanzi in prosa**: Come *Exitollat* e *Vortice*.

*   **I due grandi poemi narrativi**: Il suo ideale artistico si concretizzò in due opere ambiziose in versi: *La Giovinezza del Cid* e, soprattutto, il *Don Juan*.


Quest'ultimo è un **romanzo in versi** di proporzioni monumentali (oltre 15.000 versi, divisi in una trentina di canti), scritto in ottave, terzine e sonetti. L'opera, che riprende il mito di Don Juan, è elogiata per l'incredibile varietà di personaggi (donne di ogni tipo, corsari, zingari, figure storiche come Leone X), per la sua fantasia narrativa e per la **sottile analisi psicologica** del protagonista. Fleres non è un "cesellatore" di singoli versi, ma un "aedo moderno" che cerca l'effetto nella potenza della narrazione. La biografia riporta diversi estratti, mostrando uno stimo narrativo fluido e una delicatezza nel trattare episodi anche scabrosi, come la seduzione di un'intera comunità di monache.


#### **Il Testamento Spirituale: Un Artista Incompreso ma Integro**

La figura di Fleres che emerge da queste pagine è quella di un artista **integerrimo e tenace**. Nonostante le delusioni, le opere giovanili accantonate e lo scarso successo di pubblico, non perse mai la fede nell'arte. La sua vicenda umana è un monito sulla difficoltà di conciliare gli ideali puri con le necessità pratiche, ma anche un esempio di come si possa restare fedeli a se stessi. L'amico biografo conclude con un caloroso augurio: che il *Don Juan* trovi un editore e che Fleres, "artista onesto e valente", ottenga finalmente quell'attenzione che merita.


In un'epoca in cui la poesia lirica "tiranneggiava", Fleres osò narrare "largamente, pianamente, le belle avventure degli amori e delle armi", conservando delle "fattezze proprie" e un'originalità che, da sola, lo rende una figura degna di essere ricordata e riscoperta.



*****










sabato 8 novembre 2025

Francesco Paolo Frontini: Genio Musicale che ha plasmato l’identità della Sicilia

 

Frontini e Capuana


Nato nel 1860, Francesco Paolo Frontini si impose sulla scena musicale italiana quando, giovanissimo, nel 1881, il suo capolavoro operistico "Nella" fu rappresentato al Teatro Comunale di Catania suscitando entusiasmo e ammirazione unanime. Secondo la critica dell’epoca, la sua musica seppe colpire profondamente il pubblico per la capacità di esprimere sentimenti e aspirazioni universali, attraverso melodie e forme di rara intensità emotiva.


Biografia, Formazione e Primi Successi

Frontini era noto per il suo carattere riservato e il suo sguardo intelligente. Fin da giovanissimo mostrò un talento fuori dal comune, ottenendo già nel 1880 una medaglia all’Esposizione Artistica-Industriale di Cremona per una Ouverture a grande orchestra. Nel 1882, su incarico del municipio di Catania, compose l’opera lirica "Sansone" per celebrare le festività agatine, ricevendo applausi di pubblico e critica.

Ma fu la raccolta “Eco di Sicilia”, commissionata dalla prestigiosa Casa Ricordi, a segnare una vera svolta: cinquanta canti popolari trascritti con fedeltà e rispetto per le fonti originarie, diffondendo la ricchezza melodica del folklore siciliano in Italia e all’estero. Questa opera gli valse elogi da parte di grandi studiosi di folklore come Giuseppe Pitrè.

Impegno per la Tradizione e le Romanze da Camera

Parallelamente alla produzione orchestrale, Frontini pubblicò numerose romanze da camera che conquistarono i salotti italiani ed europei, ponendolo accanto a giganti come Tosti e Denza. Tra i brani più noti: “Paggio e regina”, “Le nuage”, “Viole bianche”, “Povera mamma!” e tanti altri. Il celebre scrittore Émile Zola scrisse personalmente a Frontini per lodare la sua romanza “Le nuage”, sottolineando l’elevatezza espressiva della sua musica.

Dalla passione per la cultura popolare nacquero anche raccolte come “Natale Siciliano”, che valorizzano la tradizione natalizia siciliana e ne preservano la memoria.

Il Trionfo Operistico e la Collaborazione con Luigi Capuana

Il suo apice teatrale fu raggiunto con "Malia", opera in tre atti andata in scena a Bologna nel 1891, su libretto di Luigi Capuana, caposcuola del Verismo. Nonostante l’ambiente culturale bolognese fosse allora fortemente influenzato da Wagner, “Malia” riscosse un notevole successo, replicata per diverse sere e portata poi nei principali teatri italiani. Il soggetto dell’opera, verista e profondamente siciliano, rifletteva la visione della vita tipica di Capuana, ispirata anche dal lavoro di raccolta dei canti popolari realizzato da Frontini.

Innovatore e Maître de Salon

Dopo "Malia", Frontini non cessò di sperimentare: compose lavori di raffinata musica da camera come “Medio Evo”, ammirati a livello internazionale anche da compositori come Jules Massenet. Nel 1899, Frontini tornò a teatro con "Il Falconiere", riconfermandosi tra i nuovi astri del melodramma italiano.

Fu anche un rinnovamento della letteratura pianistica italiana: grazie al suo stile neoclassico, seppe differenziare la propria produzione, guadagnando considerazione presso editori italiani e stranieri come Carisch. I suoi pezzi per pianoforte entrarono nei repertori di salotti e sale da concerto in tutta Europa e in America, raggiungendo un pubblico sempre più ampio.

Battute d’Arresto e Riscoperta Finale

Non mancarono le difficoltà: la scomparsa di un editore e il fallimento di una casa musicale portarono silenzi e momenti amari nella sua carriera. Tuttavia, l’ammirazione di amici e critici — come il poeta G. A. Cesareo — non venne mai meno e spinse il maestro a ritrovare la forza creativa.

Un’eredità duratura

Frontini visse molto tempo appartato, lavorando con dedizione e senza mai allontanarsi dalla sua terra natale. Nel corso di cinquant’anni di carriera, riuscì a dare un’impronta indelebile alla storia della musica siciliana, trasmettendo la vitalità della melodia popolare e ponendo la Sicilia nel cuore della grande tradizione musicale italiana.

Ancora oggi, la sua opera rappresenta per Catania e per le nuove generazioni un punto di riferimento culturale e musicale, testimoniando come l’amore per le radici e l’innovazione possano convivere e dare frutti duraturi che superano il tempo.

* Comune di Catania 1931

* Musica youtube